Presentazione
Museo e Rifugi S.M.I, Campo Tizzoro, Pistoia – memoria storica di un tempo passato
Sulla Montagna Pistoiese, a Campo Tizzoro, nel comune di San Marcello, il Museo e Rifugi S.M.I. ci ha colpito per la sua originalità e per la sua storia.
Il museo racconta di un pezzo di storia italiana e mondiale: lo stabilimento di produzione bellica della S.M.I, del 1911 e i rifugi antiaerei sotterranei, della Seconda Guerra Mondiale.
Il Museo e Rifugi S.M.I (Società Metallurgica Italiana) è un raro esempio di recupero di archeologia industriale.
Si trova lungo la strada modenese, realizzata nel ‘700, che collega Firenze-Pistoia a Modena, voluta dal Granduca Pietro Leopoldo di Toscana.
La Società Metallurgica Italiana, una delle industrie belliche del Novecento tra le più importanti d’Italia, ha realizzato lo stabilimento per la produzione di cartucce, bossoli, munizioni da guerra, pistole, fucili e persino cannoni navali.
Attivo fino al 2005, ha rifornito le nostre forze armate per ben 100 anni. Non solo, ha dato lavoro a più di 40.000 lavoratori, tra i 7.600 operai dipendenti e l’intero indotto generato.
Per questo motivo, alla chiusura dello stabilimento, sgomento, rammarico e proteste da parte della popolazione furono inevitabili, proprio per il forte legame che ha unito al SMI alla Montagna Pistoiese.
Sotto lo stabilimento bellico, la società ha costruito anche un rifugio antiaereo, che doveva servire per proteggere gli operai dagli attacchi aerei. Si tratta di un tunnel sotterraneo, scavato nella roccia viva, a 25 metri di profondità, parzialmente visitabile.
La Società Metallurgica Italiana costruì intorno alla fabbrica, una vera città, completa di tutto, a servizio di operai e dirigenti dello stabilimento.
Campo Tizzoro divenne quindi un paese-fabbrica, fondato ex novo da Luigi Orlando nel 1910.
La famiglia Orlando è una famiglia di industriali palermitana, decisamente all’avanguardia, protagonista dell’industrializzazione dell’Italia.
Talmente visionaria che ha deciso di costruire questo “villaggio operaio”. Ha costruito asili, scuole professionali che hanno formato degli ottimi operai specializzati, fattorie che alimentavano la popolazione, mense attrezzate con forni elettrici, le stesse abitazioni degli operai, dotate di acqua corrente e luce, impianti sportivi e tutto il necessario per i dipendenti specializzati che lavorano in fabbrica con le famiglie.
Si produce e si consuma tutto nello stabilimento, in un regime autarchico.
Molto innovativa per quei tempi, era inoltre la giornata lavorativa di 8 ore alternate a 8 di riposo, ma anche di tempo libero, da gestire in 2 ore nel campo sportivo e 1 ora alle attività ricreative della Chiesa.
Gli Orlando avevano compreso che un operaio riposato produceva il doppio.
Da non dimenticare che il lavoro fu prettamente femminile, gli uomini infatti erano coinvolti soprattutto nei lavori pesanti e venivano mandati in guerra.
Il Museo S.M.I
Il Museo della S.M.I, di Campo Tizzoro, nasce nel 2010, su idea e progettazione dell’architetto Gianluca Iori. Il Museo è interamente finanziato da IRSA (Istituto di Ricerche Storiche Archeologiche), di cui ad oggi è proprietario, dopo l’acquisizione dell’area e dei rifugi.
Il museo è il frutto di un lunghissimo lavoro di recupero di oggetti, materiali e documenti, che raccontano la storia della fabbrica, della sua produzione e della vita quotidiana di centinaia di famiglie. La SMI vive ancora nei tanti piccoli racconti, di chi l’ha vissuta ed ha lavorato nello stabilimento.
Il Museo ripercorre in 6 sale tematiche, la lunga storia dello stabilimento bellico e i diversi aspetti della vita e della società a Campo Tizzoro. Il percorso museale è visitabile solamente con una guida che vi illustrerà la ricca collezione.
Verrete accompagnati in questo viaggio nel tempo, in cui potrete ammirare reperti bellici ed industriali, cimeli, macchinari ancora funzionanti per l’assemblaggio ed il controllo delle munizioni, mezzi militari e testimonianze dell’epoca.
All’interno del museo è presente anche un grande plastico del paese-fabbrica, la sala presidenziale di Luigi Orlando dove sono esposti i fucili del tempo, e un catalogo di proiettili e manifesti dell’epoca fascista.
Le sale tematiche espongono anche stoviglie, arredi per le case, oggettistica per la cura della persona. Tutto ciò che veniva prodotto per sostenere la comunità, creata intorno allo stabilimento.
Un’ultima interessante curiosità sul Museo SMI, riguarda l’omicidio di Kennedy. In vetrina, si possono vedere da vicino le munizioni 650 per M91 ed il Fucile Carcano 91/38, simile a quello che si ritiene, abbia utilizzato Lee Harvey Oswald per uccidere il presidente americano John Fitzgerald Kennedy (l’originale è custodito negli Usa).
Gianluca Iori, direttore del museo della SMI azzarda una sua ipotesi sul caso, guardate l’intervista: Pistoia, l’omicidio Kennedy e il mistero del fucile ritrovato: “E se fosse del secondo attentatore?”
I rifugi antiaerei sotterranei
A conclusione della visita guidata del Museo SMI, ci addentriamo nella parte forse più importante e suggestiva di tutta questa avventura. Si possono infatti visitare i rifugi antiaerei.
La fabbrica della SMI è l’unica fabbrica al mondo, che ha realizzato il più esteso reticolo di rifugi antiaerei sotterranei, nel 1936.
Si tratta di un percorso sotterraneo impressionante, che si snoda sotto l’area di Campo Tizzoro, per oltre 3 km di gallerie. Camminando, travolti dai racconti della guida e dall’immaginazione, l’emozione è palpabile. Il freddo e la poca illuminazione suscitano sensazioni molto forti.
Si tratta a pensarci di un progetto fortemente innovativo e sicuramente una concezione molto avanzata per quell’epoca. Questi rifugi erano assolutamente all’avanguardia e realizzati in meno di 8 mesi.
Servivano per mettere al riparo la forza lavoro, operai specializzati considerati come il bene più importante della fabbrica. Ma addirittura poteva ospitare tutto il paese.
Al suono dell’allarme, in 5 minuti, la popolazione poteva scendere le lunghe rampe di scale che conducevano ai rifugi e ripararsi nei bunker.
I rifugi erano infatti perfettamente attrezzati ed accessoriati di tutto punto, nati per resistere ai bombardamenti più intensi. Le gallerie furono studiate, fin nei minimi dettagli, per ospitare gli abitanti per lunghi periodi di tempo, come accadde nel 1944.
Durante la II Guerra Mondiale, i rifugi divennero la casa di questi italiani, dall’inizio di settembre del 1944 fino ai primi mesi del 1945.
All’epoca il direttore dello stabilimento, tedesco ma antinazista, lottò per impedire la deportazione degli operai S.M.I nei campi di concentramento. Riuscì a convincere i connazionali che, senza operai non sarebbe riuscito a far funzionare la fabbrica, fondamentale per il periodo.
Così dette l’ordine di sfollare alla popolazione di Campo Tizzoro nelle gallerie, per il timore di un bombardamento o di rappresaglie. Gli abitanti si trasferirono nei rifugi, con la possibilità di uscire solo 3 ore al giorno.
I rifugi si caratterizzano per 9 accessi, distribuiti per tutto il Villaggio industriale, a forma di ogiva, per deviare i colpi. Ogni accesso è dotato di pronto soccorso con le sue brandine, medicinali e strumenti chirurgici, una cappella religiosa dedicata a Santa Barbara, infermerie, bagni, i locali per la decontaminazione in caso di attacco a gas.
Inoltre sono alimentati ad aria, con filtri antigas, contro un’eventuale guerra chimica.
E’ un percorso emozionante, dove sono visibili anche le maschere antigas, ricetrasmittenti e materiali bellici di vario genere, oltre alle scritte in nero sui muri delle regole di convivenza.
Vi era infatti il divieto di camminare, parlare e fumare per evitare di consumare ossigeno inutilmente. Persino si esortava ad obbedire ai capi.
Lungo le pareti si trovano un gran numero di panche, su cui gli operai si sedevano, aspettando il cessato allarme.
Ad oggi il Museo è in fase di espansione e nuove sale tematiche verranno presto realizzate. Rimanete con noi, per futuri aggiornamenti.