Presentazione
Vi racconto il mio viaggio a Parma, una veloce “scappata” a cavallo fra Natale e Capodanno. Vi racconto il mio personale breve ma intenso itinerario per un motivo: tutti mi hanno chiesto: “Perchè Parma?” Io rimango sempre attonita di fronte a certe domande. Ma come si fa a non amare l’Emilia Romagna? La musicalità dei suoi dialetti, dalla Romagna alla Emilia, dal mare alla pianura?
Come non immergersi nelle sue città rosse e gialle, dai tetti spioventi? Ecco, allora il mio viaggio deciso ben due mesi prima della partenza. Prenotazione presso un albergo facente parte di una catena di Hotel (IBIS); arriviamo da Bari in treno (che amo perchè non devo guidare, nè inquinare e perchè posso forzatamente star senza far nulla a guardare il panorama dal finestrino). Il frecciabianca porta me e il mio compagno attraversando Molise, Abruzzo, Marche lungo la costa fino a Rimini e poi ecco altre città, superata Modena, giungiamo dopo circa 5 ore e mezzo di viaggio a Parma.
Fa freddo, freddissimo. Andiamo in Albergo. Vicino il torrente. Al di là della riva il quartiere delle case colorate d’ìazzurro, giallo, rosso. Piccoli palazzi che colorano l’orizzonte, gli uni vicini agli altri.
Prima tappa la Piazza del Duomo, cuore di Parma, ritenuto un capolavoro architettonico del Medioevo Italiano, su cui si affacciano la Cattedrale, il Battistero ed il Palazzo Episcopale. C’è un suonatore di fisarmonica ad un angolo, rannicchiato al freddo e non par vero sentire nell’aria gelida vibrare le note di un valzer, qui, nella patria delle balere. E allora, come in un film (ma sì chi ci conosce qui?) balliamo, incappucciati, con i piedi infreddoliti, davanti alla cattedrale: la nostra balera è una intera piazza, e la nostra orchestra è questo omino che ci regala una magia vera. Giuro, non è retorica da scrittore, tutto vero. Entriamo poi, finito il decimo giro (ci gira un po’ la testa) nella austera, ma splendida Cattedrale, dedicata all’Assunta; fu iniziata intorno al 1059 su una preesistente basilica paleocristiana, per volere di Cadalo, Vescovo-Conte di Parma ed Antipapa. Restaurata dopo il rovinoso terremoto del 1117 regala ai visitatori i suoi interni colorati, gli ori e gli azzurri. La sua volta è come la parete di un ventre pulsante di colori, dentro un corpo scuro e geometrico. La Cattedrale è considerata uno degli esempi migliori del romanico padano, ed è ricca di “impronte” artistiche (dai bassorilievi dell’Antelami agli affreschi del Correggio).
Uscendo è d’obbligo il passaggio al Battistero, con la sua vasca doppia che ci incuriosisce. Nella prima “vasca”, più centrale, si ponevano quattro sacerdoti che affacciandosi alla parte più esterna, la seconda vasca, immergevano i bambini. Questa doppia vasca serviva a rendere tutto molto veloce: i battesimi avvenivano a Pasqua, durante tutta la giornata, per cui c’era bisogno di farne più d’uno alla volta.
Mentre scende una leggera nebbiolina (che per me che vengo dalla Puglia è una scena d’incanto) camminiamo per arrivare a Palazzo della Pilotta. In un trionfo di quadri cerchiamo il famoso Parmigianino. Ma ciò che mi stupisce è il teatro Farnese. Legno, legno, scuso legno, per questa struttura che mi ricorda le scalinate dei teatri greci e i mobili cupi delle case di una volta. Ecco, direte, una descrizione poco ortodossa, ma è pur vero che l’occhio del viaggiatore inesperto fa sempre strane associazioni con i luoghi e gli oggetti che già conosce. Se la mia descrizione non è esaustiva, vi rimando a quella ufficiale sul sito della galleria nazionale di parma:
“Al primo piano del Palazzo della Pilotta un portone monumentale in legno dipinto, sormontato da una corona ducale, ci conduce al Teatro Farnese: un ambiente spettacolare che conserva ancor oggi il ricordo della fastosa vita di corte dei Duchi Farnese. Quasi del tutto distrutto dalle bombe del 1944 e ricostruito in epoca moderna, oggi il teatro ci restituisce una delle più straordinarie architetture teatrali del Seicento.”
Usciamo che è già ora di pennichella, ma dobbiamo mangiare. Scopriamo i torlelli alla zucca e ci saziano l’animo. Fuori nevica. Che bello. La seconda magia della giornata fiocca dal cielo grigio come un regalo, tutto e solo per noi due.
Dormire
Hotel IBIS: tutto il giorno l’Hotel offre nella hall latte e cioccolata calda, tisane, spremute, biscottini