Presentazione
Castello medioevale di Brolio, Gaole in Chianti: la culla del Chianti Classico
Se stai organizzando un tour, lungo la “Strada del Chianti Classico”, sarebbe davvero un peccato, non dedicare qualche ora, alla visita del Castello di Brolio, a Gaiole in Chianti.
Il territorio del Chianti Classico è costituito da un’ampia area collinare, condivisa tra le province di Firenze e Siena. Le sue dolci colline ed i paesaggi incredibilmente suggestivi ed estremamente vari, contraddistinguono questa affascinante zona.
La natura offre un’alternanza armoniosa di colori e sfumature di vigne, ulivi e fitti boschi di querce e castagni. Un paesaggio unico al mondo, costellato anche di borghi medievali, ville, castelli, monasteri, che si susseguono in un fantastico itinerario.
L’area è infatti ricca di numerosi tesori, che meritano di essere scoperti. Il Castello di Brolio è uno di questi. Una tappa imperdibile per la pregevole architettura, la posizione che regala una vista panoramica indimenticabile, la rilevanza storica delle vicende di cui è stato testimone, e l’importanza del Casato nobiliare dei Ricasoli, ancora oggi proprietari. La famiglia Ricasoli è la più antica nobiltà, tra tutte le famiglie che costituirono l’aristocrazia fiorentina.
Il Castello di Brolio è una dimora storica di grande valore e rara bellezza. Fa parte dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (ASDI).
Sorge su un’altura isolata, al centro dell’area del Chianti classico, e domina sterminati vigneti, da cui si produce il famoso vino rosso toscano.
Il percorso di visita del Castello di Brolio, prevede il tour esterno del castello, poiché risulta ancora abitato dalla famiglia Ricasoli, i suoi splendidi giardini all’italiana in stile cinquecentesco, la visita alla Cappella di San Jacopo e alla Collezione Ricasoli. Infine per concludere degnamente il tour, non può mancare la visita alle cantine e la degustazione del vino prodotto.
Non è infatti marginale, la rilevanza della tenuta Ricasoli nel panorama della produzione del Chianti, uno dei grandi vini toscani, più famosi al mondo. La famiglia Ricasoli vanta e custodisce la ricetta primaria di questo vino. Ma partiamo prima, a raccontarvi della storia del Castello di Brolio.
Visita al Castello di Brolio
Su un alto poggio solitario, il Castello di Brolio domina tutta la vallata, da oltre 10 secoli. Gode di una posizione strategica di controllo, sulla zona del Chianti, al confine tra le 2 potenze storicamente in conflitto, Firenze e Siena.
Proprio per questo motivo, il castello fu al centro dell’astiosa lotta tra Siena e Firenze, per l’occupazione di quelle importanti terre di frontiera. Subì diversi assalti e distruzioni, in numerose battaglie storiche: 400 attacchi aragonesi e spagnoli, dispute seicentesche, addirittura bombardamenti aerei e d’artiglieria della II Guerra Mondiale, di cui porta ancora oggi, visibili segni sulla facciata.
Distrutto e persino incendiato, il Castello di Brolio fu più volte ricostruito, ogni volta secondo gli stili architettonici dell’epoca.
Il Castello di Brolio rimase quasi sempre sotto il dominio di Firenze, ad eccezione di una temporanea occupazione senese, negli anni 1472-1484. Al termine dei quali, il maniero passò nuovamente in mano fiorentina. Ebbe inizio così una profonda opera di ristrutturazione e potenziamento della roccaforte, che trasforma Brolio in una delle prime fortezze bastionate italiane.
I bastioni in pietra sono ancora oggi in perfetto stato. La pianta pentagonale irregolare consente la difesa da tutti i lati, con una cinta muraria di 14 metri di altezza. Alcune fonti attribuiscono l’opera originale all’architetto Giuliano da Sangallo.
Le prime testimonianze sull’esistenza del castello risalgono in realtà attorno al XI secolo. Fu probabilmente di origine longobarda, ma non c’è alcuna traccia dell’antico insediamento.
Il Castello di Brolio acquistò la sua vera importanza già nel XII secolo, quanto la famiglia Ricasoli, ancora oggi proprietaria, si insediò. Il suo attuale aspetto lo deve proprio a Bettino Ricasoli, famoso uomo politico dell’epoca.
Bettino Ricasoli fu protagonista del Rinascimento italiano, a fianco di Cavour. Fu addirittura due volte primo Ministro del neonato Regno d’Italia. Conosciuto come il “Barone di Ferro” per la sua fermezza e convinzione nei suoi ideali, ebbe carattere estremamente duro, iracondo e determinato.
Dopo secoli, impegnati nella difesa delle terre e delle signorie feudali, si dedicarono per primi allo sviluppo dell’agricoltura e dei vigneti, intuendo il grande potenziale del territorio di Brolio. Risulta che i Ricasoli produssero vino dal lontano 1141. Oggi il loro podere risulta essere infatti il più esteso della zona del Chianti Classico. Ben 1200 ettari di terreno, di cui 240 coltivati a vigneto e 26 ad ulivi.
Nel 1872, a seguito di numerose ricerche e sperimentazioni, il Barone riesce finalmente a trovare la giusta combinazione di uve da utilizzare. Mescolò 3 uve diverse, in quantità ben precise: 70% di uve rosse Sangiovese, 20% di Canaiolo ed 10% uve bianche Malvasia. Fu questa la corretta composizione delle uve del Chianti Classico, che tuttora viene utilizzato come disciplinare.
Il Barone Ricasoli è quindi considerato l’inventore della formula del Chianti Classico, custode della ricetta primaria di questo famoso vino toscano.
Tuttora il Castello è sede dell’azienda agricola, dedita alla coltivazione della vite, un’impresa moderna con cantine all’avanguardia.
Il fantasma di Brolio
Se non ti fanno paura i fantasmi, devi sapere che il fantasma di Bettino Ricasoli, sembra non aver mai lasciato il suo castello. Si tratta del fantasma più famoso di tutta la Toscana, uno dei più celebri e longevi, con apparizioni frequentemente attestate.
Diversi furono gli strani avvenimenti che segnarono la morte del Barone. Bettino Ricasoli morì all’improvviso, per un attacco cardiaco, e non ebbe quindi la possibilità di ricevere l’estrema unzione.
Non fu subito tumulato, poiché si attese l’autorizzazione del prefetto di Siena, che arrivò dopo ben 39 giorni. Il giorno del fatidico funerale, raffiche di vento interruppero la funzione, le finestre si aprivano e si chiudevano fragorosamente, e uno sciame di falene invase la cappella.
I quattro possenti uomini, che dovevano trasportare la bara fino al cimitero, non riuscirono a sollevarla. Solo dopo alcune frasi in latino, pronunciate dal prete, la bara divenne leggerissima.
Ma le stranezze non finirono qui. La bara non si riusciva ad interrare. Ogni volta che veniva sepolta, la si trovava dissotterrata l’indomani. Decisero alla fine di buttarla in fondo ad un dirupo, il Borro dell’Ancherona.
Tutti si convinsero che l’anima del Barone fu dannata. In vita fece diversi torti alla Chiesa, impose tributi, espropriò terre, aderì alla massoneria e fu molto duro con i suoi contadini.
Pare che, fin subito dopo la morte, apparisse frequentemente, aggirandosi nelle stanze e nei dintorni del castello, solitamente nelle notti di luna piena.
Spesso il suo letto veniva trovato disfatto dalla servitù, con un mozzicone di sigaro accanto, com’era solito fare in vita. Ma le sue apparizioni più celebri lo vedono correre a cavallo, vestito di nero, seguito da una muta di cani da caccia.
Appariva nella notte anche ai contadini, terrorizzandoli col la sua risata beffarda. Molte morti improvvise furono attribuite proprio alla vista dello spettro.
In molti invece, raccontano che vennero salvati dal fantasma del barone: chi perché rimasto sotto a proprio carro, scivolato in un dirupo; chi per aver ricevuto consigli sulla coltivazione della vite, in un anno di carestia; chi per essere stato salvato dall’attacco di un lupo inferocito, che scappò con la coda tra le gambe alla vista del Barone a cavallo.
La consacrazione mediatica, dello spettro più famoso d’Italia avvenne nel 1965, con un articolo di 3 pagine di Renato Polese, un giornalista della Domenica del Corriere. Polese, incuriosito da tutti questi racconti, decise di passare una notte al Castello di Brolio. Come volle la tradizione, appena scoccata la mezzanotte, il fantasma di Ricasoli si palesò proprio di fronte a lui. Nell’articolo racconta di questa straordinaria notte, vissuta al Castello.
Una passeggiata regale negli splendidi Giardini del Castello di Brolio, la Cappella e la collezione Ricasoli
Se non vi abbiamo spaventato, ma solo incuriosito da questa leggenda, continuate con noi la visita al Castello di Brolio, che non finisce qui.
Proseguendo lungo le mura del castello, si possono osservare splendidi e suggestivi giardini all’italiana, dalle caratteristiche forme geometriche, e il parco che circonda il castello.
Si tratta di un parco romantico ottocentesco, voluto dal botanico Simone Ricasoli. Nel parco vi fece piantare varie specie botaniche, tra cui abeti che si innalzano fino a 40 m di altezza.
Dal giardino si gode di uno stupendo panorama su tutti i possedimenti, i vigneti e la campagna senese. Durante le belle giornate, all’orizzonte, puoi vedere in lontananza Siena.
All’interno del castello puoi invece visitare un piccolo museo della Collezione Ricasoli. 4 sale del castello custodiscono pezzi unici e rari, che raccontano la storia di questa nobile casata. Sono conservate le armi della famiglia, documenti e oggetti appartenuti a Bettino Ricasoli, tra cui una parte della sua collezione di fossili e minerali.
Infine la Cappella romanica di San Jacopo è la cripta di famiglia. Riporta un’iscrizione, che indica l’anno di realizzazione, nel 1348.
Nella cappella sono ora conservati i resti di diversi Baroni Ricasoli. Si può osservare un mosaico che raffigura il santo San Jacopo e un polittico trecentesco con la Madonna e Bambino tra i santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista e Giovanni evangelista
Terminata la visita puoi proseguire con la visita alle cantine e una degustazione dei pregiati vini di Brolio, tuttora venduti in tutto il mondo.
A contribuire al questo grande “appeal” del Chianti è la realizzazione del film di Bernardo Bertolucci “Io ballo da sola”, nel 1995, girato proprio nella splendida cornice del Castello di Brolio.