Presentazione
Incastonata tra il Monte Amiata e le dolci colline maremmane, l’Alta Valle dell’Albegna è una delle aree meno conosciute ed esplorate della Toscana Meridionale: ricchissima ed estremamente varia dal punto di vista floristico e faunistico, con una memoria geologica ancestrale, caratteristica e unica anche dal punto di vista storico – culturale, offre al turista slow tante occasioni per escursioni naturalistiche e visite guidate ai borghi.
L’Alta Valle dell’Albegna è una delle aree meno conosciute ed esplorate della Maremma collinare e montana: ricchissima ed estremamente varia dal punto di vista floristico e faunistico, con una memoria geologica ancestrale, caratteristica e unica anche dal punto di vista storico – culturale.
Il fiume principale che attraversa la Valle da Nord – Ovest a Sud – Est è il Fiume Albegna, che nasce presso il Monte Buceto in Località Prati Molli, passa accanto alla Riserva degli Alberi Monumentali di Pescinello, attraversa il borgo medievale di Roccalbegna, la Riserva del Bosco di Rocconi con le sue rupi calcaree di rara suggestione e dopo le Strette presso il borgo medievale di Rocchette di Fazio nel Comune di Semproniano sfiora Saturnia e comincia la sua discesa fino al mare, dove sfocia presso Albinia.
Il paesaggio offre l’alternarsi di campi, pascoli, siepi, boschi di querce, persino boschi di lecci e altre piante sempreverdi presso gli affioramenti di roccia calcarea. Il Sic – Sito di Importanza Comunitaria – caratterizzato dalle “formazioni erbose secche su substrato calcareo con stupende fioriture di orchidee” e dalle “foreste dei Valloni di Tilio-Acerion” è anche Zps – Zona di protezione speciale per i rapaci, che insieme alle altre specie della fauna selvatica, trovano nell’areale un’ottima location per compiere il ciclo vitale.
Nell’area sono presenti 4 unità tettoniche alloctone sovrapposte messe in posto durante l’orogenesi appenninica: circa 140 milioni di anni fa nella zona attualmente occupata dalla Liguria, tra due lembi contrapposti del Continente Pangea, si insinuava l’ampio Golfo della Tetide, nella cui crosta oceanica si erano andate formando delle profonde spaccature da cui fuoriusciva materiale magmatico che, solidificandosi, dava origine a formazioni rocciose basiche e ultrabasiche, le ofioliti affioranti presso il Castello della Triana tra Roccalbegna e Semproniano, mentre linee di divisione sempre più profonde stavano cominciando a separare le terre emerse in continenti.
A questa fase distensiva è succeduta la fase in cui le placche continentali entrarono in collisione invertendo la precedente tendenza all’allontanamento; contemporaneamente venivano a depositarsi nell’antico golfo vari materiali sopra le masse ofiolitiche emerse dalle falde della crosta oceanica.
Alle aree di sedimentazione che si depositarono in senso longitudinale rispetto all’Appennino è stato dato il nome di Domini.
Le rocce che costituiscono la Dorsale calcarea del Monte Labbro (1193) – Monte Aquilaia (1104 – Riserva Poggio all’Olmo) e Monte Buceto (1164), appartengono al Dominio Austroalpino interno ed esterno (arenarie e marne), Ligure (unità ofiolitifera) e Toscano (calcari).
Durante l’orogenesi Alpina e Appenninica dunque, a causa della compressione delle masse continentali, vennero sollevandosi depositi sedimentari di tipo marino e masse considerevoli vennero trasportate in luoghi diversi dalla loro origine, pertanto anche nel Monte Labbro troviamo formazioni rocciose autoctone e alloctone: sono autoctone quelle che si sono formate in loco (Dominio Toscano), su cui si sono depositate spesso rocce alloctone provenienti dal Dominio Alpino e Ligure.
Quando le acque Plioceniche invasero le zone interne della Toscana il Monte Labbro emergeva dalle acque come un’isola: il carattere di insularità relitta del Monte Labbro, che ha determinato un altissimo livello di biodiversità vegetale con endemismi e rarità, è stato generato dall’ingressione marina – ritirata delle acque – di circa 5 milioni di anni fa (fine del Miocene), quando tutto il Mediterraneo era prosciugato e la flora e la fauna pare fossero distrutte forse a causa dello scontro della placca africana con quella europea.
Solo circa 1 milione di anni fa cominiciarono le eruzioni vulcaniche che portarono alla formazione del vicino Monte Amiata che ricoprì di trachite i promontori senza mai raggiungere il vicino complesso del Monte Labbro, ormai soggetto agli agenti atmosferici che l’anno fatto giungere a noi come oggi lo vediamo.
Il territorio ha visto l’avvicendarsi di numerose genti e Signori che hanno modellato il territorio trasformandolo e dandogli l’aspetto che oggi lascia sicuramente emergere il passaggio antropico, laddove la natura non ha ancora ripreso completo possesso di praterie, pascoli e incolti: muretti a secco, mulattiere, capanne, pievi e cappelle di campagna, castelli arroccati su pendici rocciose, ci indicano spesso le antiche vie percorse un tempo dagli abitanti locali, da pellegrini e da conquistatori, in un territorio non troppo lontano dalla Via Francigena, dalla Via Maritima e centrale per quanto riguardava la Via del Sale, direttrice che portava fino alle saline di Albinia e al porto di Talamone a lungo possesso degli abati dell’Abbazzia di San Salvatore, indiscussi padroni fino all’arrivo della Famiglia di origine longobarda degli Aldobrandeschi, che si dice avessero tanti castelli quanti sono i giorni dell’anno, tra cui Arcidosso, Roccalbegna e Semproniano.
Questi luoghi sono sempre stati ricchi di misticismo e spiritualità, infatti qui nel 1981 è stato fondato, proprio alle pendici del Monte Labbro, il primo centro della Comunità Dzogchen conosciuto come Merigar, in cui Chögyal Namkhai Norbu ha impartito i suoi insegnamenti, ospitando inoltre gli insegnamenti di alcuni tra i maestri più importanti della tradizione spirituale tibetana, tra cui Sua Santità il XIV Dalai Lama.
Ma nell’800 del secolo scorso il Monte era popolato dai seguaci del Santo Profeta dell’Amiata, David Lazzaretti, che aiutarono il profeta alla Costruzione della Torre e della Chiesa della Comunità Giurisdavidica, e con lui portarono per qualche tempo avanti il progetto di una nuova società fondata sulla rinuncia alla proprietà privata, la condivisione e la partecipazione, mentre dal punto di vista escatologico confidavano nella visione del Nuovo Ordine predetto da David, che si sarebbe compiuto sulla terra dopo l’uccisione di tutti gli empi nel Giudizion Finale. David innalzò il suo eremo sopra una delle numerose grotte del Monte, dovute al fenomeno del carsismo diffuso sul terreno calcareo che caratterizza il sito, dove viene tramandato fosse stato trovato il corpo di un probabile guerriero etrusco…Le profezie del Profeta sono tante ma una in particolare ci stupisce, riferendosi all’arrivo sulla montagna sacra di un uomo con gli occhi a mandorla che avrebbe guidato una moltitudine di persone…quell’uomo arrivò e fu alla Guida della Comunità Tibetana, una delle più importanti al Mondo, per molto tempo.
Sembra che il destino della Montagna fosse segnato e deciso se negli anni’30 del secolo scorso la Dorsale Monte Labbro – Aquilaia e Buceto furono indicate come Catena del Piccolo Tibet…qualcosa di curioso che rimane inspiegato e rende ancora più affascinante il viaggio in queste terre.
Nel territorio che comprende la Dorsale del Monte Labbro fino alle Strette del Fiume Albegna presso Rocchette di Fazio nel Comune di Semproniano, passando per Roccalbegna attraversata dal Fiume Albegna, esistono meravigliosi sentieri percorribili a piedi tra natura, storia e un pizzico di mistero!