Presentazione
A pochi passi dal centro di Napoli un cuore verde: il cratere degli Astroni
La Riserva naturale Oasi WWF Cratere degli Astroni si trova all’interno di un Sito d’Importanza Comunitaria nei Comuni di Pozzuoli e Napoli.
E’ inoltre una Zona di protezione Speciale
Il Cratere degli Astroni è un vulcano spento che fa parte del più complesso cratere di Agnano, inserito nella area vulcanica dei Campi Flegrei.
Di questi è il più giovane dei crateri, con i suoi 3600 anni e si estende per 247 ettari.
Il fondo del Cratere degli Astroni presenta alcuni rilievi tra i quali il Colle dell’Imperatore e il Colle della Rotondella che si sono formati in seguito all’attiviatà eruttiva. Nel punto più basso del cratere si trovano tre laghetti, Lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande, con vegetazione tipica delle zone lacustri (canne, giunchi, tife e salici).
Si accede unicamente a piedi, percorrendo l’antico sentiero borbonico che parte dalla Torre di ingresso arriva sul fondo del cratere per un dislivello di circa 80 metri. Lo stesso sentiero viene percorso per uscire dalla Riserva. Il percorso è poco indicato per persone anziane o con limitata capacità motoria. E’ consigliabile calzare scarpe da escursione o da ginnastica. All’interno della Riserva non sono presenti punti di ristoro, è possibile consumare un pranzo al sacco fruendo di una delle due aree di sosta, dotate di tavoli e panchine, una situata all’ingresso, l’altra sul fondo del cratere. I servizi igienici sono localizzati all’ingresso della Riserva. Non è consentito portare animali domestici, biciclette o palloni.
UN BOSCO SECOLARE CELATO DA UN ANTICO CRATERE VULCANICO
La Riserva Naturale dello Stato Cratere degli Astroni, in Campania, è situata al limite occidentale della città di Napoli, anche se la gran parte dell’area ricade nel territorio comunale di Pozzuoli. Il Cratere degli Astroni è uno dei pochi crateri preservati dell’intera area dei Campi Flegrei, che rappresenta quella che in geologia si definisce una caldera, cioè una vasta depressione della superficie terrestre, oggi occupata da fitti boschi e da laghi che fanno dei Campi Flegrei un luogo unico al mondo. La Riserva, che si estende per una superficie di circa 247 ettari e comprende l’intero edificio vulcanico, rappresenta una delle rarissime aree naturali residue della provincia di Napoli. L’intero cratere è oggi interessato da una fitta e diversificata copertura vegetazionale che si contraddistingue per l’elevata naturalità e l’ottimo stato di conservazione. Il fondo, situato a 10 metri s.l.m., è interessato dalla presenza di tre specchi d’acqua originatisi in seguito a fenomeni vulcanici che determinarono la formazione di tre depressioni di area diversa. Il maggiore è chiamato Lago Grande, il quale ha una superficie di circa 3,3 ettari ed e’ tuttora alimentato dalle acque della stessa falda; le due depressioni più piccole invece, alimentate prevalentemente da acqua piovana, determinarono la formazione del Cofaniello Piccolo e del Cofaniello Grande, che hanno le dimensioni di due piccoli stagni.
SULLE TRACCE DEI RE DI NAPOLI
Il cratere degli Astroni, originatosi circa 3.700 anni fa, fa parte del campo vulcanico dei Campi Flegrei, un sistema di edifici vulcanici sviluppatisi ad ovest della città di Napoli. Sul significato del termine Astroni esistono diverse ipotesi. Una di queste fa derivare l’origine del nome dalla parola Sturnis, per l’abbondante presenza di stormi di Aironi nell’area; alcuni invece ritengono che derivi da Sterope, un Ciclope che, secondo la mitologia, viveva in quest’area. Secondo un’altra ipotesi ancora, Astroni nasce dal termine Strioni o stregoni che, stando ad alcune credenze popolari dell’epoca, realizzavano nel cratere i loro riti magici. Antichi documenti che raccontano il percorso storico degli Astroni riportano del suo utilizzo come bagni termali, in cui nel 1217 si recò Federico II per curarsi da una malattia. La seconda metà del XV secolo vede la trasformazione del cratere degli Astroni in riserva di caccia Reale, per opera di Alfonso I d’Aragona, il quale popolò il cratere di specie animali di interesse venatorio come cinghiali, cervi, caprioli e uccelli. Nel 1721 l’area sospese il suo ruolo di riserva di caccia e fu donata ai Gesuiti, che la tennero fino al 1739, quando fu ceduta a Carlo III di Borbone che la riconvertì in riserva di caccia e la ripopolò nuovamente di selvaggina. A partire dalla metà del 1800, l’attuale riserva entrò nell’area di gravitazione della città di Napoli e la sua funzione iniziò a mutare radicalmente: dal 1919 al 1970, infatti, affidata in gestione all’Opera Nazionale Combattenti, l’area fu sottoposta ad un forte sfruttamento agricolo, mentre durante la seconda guerra mondiale fu utilizzata come deposito di armi. Finalmente, nel 1969, il Ministero dell’Agricoltura e Foreste accolse le richieste di un gruppo di attivisti del WWF Italia, riconoscendo l’area come Oasi della protezione della fauna stanziale e migratoria. Nel 1970, quindi, gli Astroni furono acquistati dalla Regione Campania e nel 1987 il Ministero dell’Ambiente istituì la Riserva Naturale Cratere degli Astroni, ma solo nel 1990 venne firmata la convenzione tra il WWF, la Regione Campania, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dell’Agricoltura e Foreste con la quale la gestione dell’intera area venne affidata al WWF Italia. Nel 1992, quindi, l’Oasi fu aperta ufficialmente al pubblico.