Presentazione
Più di cento sentieri attraversano le sette isole Eolie, dove il silenzio e la suggestione di un cammino a ritroso nel tempo sono ancora a portata di mano: uno scenario ideale per un viaggio all’insegna del trekking, alla scoperta di uno dei patrimoni naturalistici più belli e vari del Mediterraneo insulare.
Le Sette Sorelle, le Isole di Vento e di Fuoco, famose per i loro Vulcani sono oggi meta di un turismo estivo balneare e nautico che apprezza la bellezza non più così selvaggia delle coste e del mare cristallino e profondo, lasciando nell’oblio la loro vera essenza, che è l’essenza e la storia di tutte le isole: la terra.
Alla fine dell’800 alle Eolie risiedevano più di 20.000 abitanti (oggi sono circa la metà), per i quali l’agricoltura costituiva la fonte primaria di reddito; l’esigenza di terre aveva prodotto estesi disboscamenti, cui si erano sottratte poche aree rifugio, ed erano stati realizzati fin dal XVII secolo imponenti terrazzamenti. Ma agli inizi del XX secolo l’agricoltura è stata quasi ovunque abbandonata e la cultura popolare sorta in rapporto al territorio e alle risorse naturali ha rapidamente perso le proprie caratteristiche originali.
I segni lasciati da questa cultura contadina e le peculiarità della biodiversità che caratterizza queste isole sono ancora oggi presenti nell’entroterra di ognuna di esse.
Ma per scoprirli bisogna mettersi in cammino: zaino in spalla, scarponcini e borraccia, in primavera e in autunno ci si può lasciare affascinare da un aspetto quasi sconosciuto delle isole al centro del Mediterraneo.
Lipari: la più grande e la più urbanizzata conserva ancora scorci selvaggi che riportano indietro nel tempo.
Diversi gli itinerari proposti dall’Associazione Nesos tra cui certamente il più vario è quello che dalle vecchie cave di caolino dove intensi processi fumarolici, hanno alterato cromaticamente le rocce, raggiunge le terme di San Calogero, un edificio ottocentesco alle cui spalle sorge una piccola tholos, uno dei più antichi stabilimento termali conosciuti, attraversando le falesie tufacee di Timpone Pataso, dove si osservano le stratificazioni che hanno riempito un lago esistente intorno a 100.000 anni fa, includendo la sua flora ripariale: la palma nana, ancora diffusa in quest’area è tra i fossili più comuni. I versanti in primavera si animano con la fioritura di orchidee spontanee.
L’escursione a Monte Pilato permette invece di toccare con mano i prodotti delle eruzioni vulcaniche: la pomice e l’ossidiana, oggetto di commerci già 7.000 anni fa. Monte Pilato è l’ultimo dei vulcani di Lipari a manifestare la propria attività, ed è stato teatro di un’eruzione altomedioevale; il cratere è interamente costituito da pomici, mentre il fianco nord-orientale è attraversato da una colata riolitica di ossidiane (Rocche Rosse), che raggiungono il mare in corrispondenza di Punta Castagna.
Vulcano offre lo straordinario scenario del Cratere della Fossa che è stato teatro dell’ultima eruzione della storia dell’isola, verificatasi tra il 1888 e il 1890. Le antiche cave di zolfo vennero abbandonate e al loro posto, è oggi presente un’intensa attività fumarolica, con emissioni di gas tossici e temperature che superano i 600° C. La visita non comporta comunque alcun pericolo, e permette di godere una splendida vista sul’arcipelago e sulla vasta caldera di Lentia. L’escursione è anche un viaggio a ritroso attraverso le tappe che la vita vegetale ha compiuto durante la ricolonizzazione delle pendici del vulcano.
Salina con le sue montagne gemelle è l’isola verde. Il complesso di Fossa delle Felci (la montagna più alta dell’Arcipelago) è accessibile da numerosi sentieri. Quello suggerito parte da Valdichiesa, alle spalle del santuario della Madonna del Terzito; si attraversano aree riforestate a eucalitti, acacie, ontani napoletani e pini marittimi, fino a raggiungere una folta macchia a erica e corbezzolo. L’area sommitale, ovvero il cratere della Fossa, ospita maestosi castagni e un fitto sottobosco di felci aquiline; qui trovano rifugio numerose specie di uccelli nidificanti, tra le quali la rara magnanina; in primavera fioriscono le specie tipiche degli ambienti montani mediterranei mentre in autunno compaiono i ciclamini napoletani. Nel castagneto, di impianto romano, vive il ghiro.
Panarea, famosa per la sua movida, nasconde al suo interno paesaggi rurali insospettabili: uliveti abbandonati, terrazzamenti e muri a secco circondano per lunghi tratti questo affascinante percorso, narrandoci l’antica storia di una Panarea contadina, oggi sepolta da una coltre di vanità mondane e banalità agostane.
Stromboli: il vulcano per eccellenza, il faro del Mediterraneo offre la possibilità, oltre all’affascinante ma impegnativa scalata al cratere accompagnati dalle guide vulcanologiche di Magmatrek, un percorso a mezza costa, che attraversando una fitta macchia mediterranea raggiunge la famosa Sciara del Fuoco, un ripido pendio dove si riversano i materiali prodotti durante le esplosioni e da dove si possono ammirare le spettacolari eruzioni di “Iddu”.
Ad Alicudi il tempo si è fermato: la sua parte sommitale è rimasta indifferente allo scorrere del tempo, preservata dai più di mille gradini che la separano dal porto e dall’abitato. Le “lenze” di terra sono divise da muri a secco, vere opere monumentali che caratterizzano interamente il versante orientale dell’isola, alternate alle “mannare”, i ricoveri in pietra costruiti tra Montagnole e Dirittusu per ospitare bestiame e attrezzi agricoli.
Filicudi ospita villaggi abbandonati da quasi un secolo a causa delle migrazioni che hanno spopolato l’isola, mantenendo un’anima selvaggia e antica. Vicino al porto è possibile visitare due siti archeologici dell’età del Bronzo, interamente e perfettamente conservati fino ai giorni nostri.
Per chi desidera esplorare le isole in autonomia, I quindici migliori sentieri delle Isole Eolie è una pubblicazione realizzata nel 2011 dai soci di Nesos in collaborazione con Federalberghi Isole Eolie in italiano, inglese e tedesco. La guida fornisce gli elementi essenziali per muoversi lungo 15 percorsi (in tutte le sette isole dell’arcipelago), scelti sulla base della loro attuale accessibilità e del valore paesaggistico-naturalistico; i tracciati, rilevati con il GPS, sono identificati cartograficamente nelle foto che illustrano la pubblicazione.
Queste sono le Eolie autentiche: lontane dalla confusione dell’estate, rendono a chi saprà ascoltarle la loro voce più vera, antica, selvaggia.
Pietro Lo Cascio e Flavia Grita per Associazione Nesos – Trekking e natura alle Isole Eolie