Presentazione
La perla dei Cimini
Oggi vi portiamo a Caprarola nella nobile Villa Farnese, dimora della famiglia italiana tra le più importanti della prima metà del ‘500 e una delle ville rinascimentali più belle d’Europa, un luogo che divenne residenza estiva del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi.
Agli inizi del Cinquecento il cardinale Alessandro Farnese si innamora del piccolo borgo di Caprarola, lungo la strada che conduce a Roma e lo acquista per edificarvi quella che, nelle sue intenzioni, doveva essere una roccaforte militare a difesa del vasto dominio della famiglia, il ducato di Castro. Il progetto viene affidato al celebre architetto militare e di fiducia di famiglia, Antonio da Sangallo il Giovane, che diede alla fortezza un impianto pentagonale, circondato da un profondo fossato. Ma i lavori si interrompono nel 1534, anno in cui il cardinale sale al soglio pontificio col nome di Paolo III, papa della prima grande riforma della chiesa: il Concilio di Trento.
Trent’anni più tardi il nipote, Alessandro il giovane, si ritirò a Caprarola per dimenticare l’uccisione del padre Pier Luigi (duca di Castro), nel palazzo di Piacenza, e le disavventure che la famiglia dovette subire causate in parte dalla rivalità di quei nobili che si erano visti strappare il papato ed il controllo su alcune terre strategiche.
Alessandro Farnese il giovane, decise di riprendere il progetto e di trasferirvisi, essendo il luogo vicino a Roma e per l’aria così salubre che vi si respirava.
Fu così che nel 1559 su disegno di Jacopo Barozzi detto il Vignola, iniziarono i lavori dell’opera più insigne dei Farnese, più grande e fastosa del Palazzo Farnese di Roma.
Vi lavorarono i pittori più importanti, gli architetti più illustri, il meglio del meglio che a quei tempi si potesse avere nello studio di una grande pianificazione urbanistica che vide, appunto, non solo la realizzazione del Palazzo ma anche la ricostruzione del nucleo urbano che rigorosamente doveva essere adattato alla mole ed al pregio del Palazzo.
Così oggi possiamo apprezzare la complessa struttura architettonica, i mirabili affreschi persi tra le false immagini di porte, finestre, tende, marmi e statue in un susseguirsi di giochi visivi al punto da confondere il visitatore, ma anche le meraviglie che si scoprono dall’alto.
Gli spazi vennero concepiti secondo criteri ed esigenze ben precise, tra cui la divisione degli ambienti in due zone: quella estiva a nord, e quella invernale ad ovest. Le scale della servitù vennero ricavate negli spessori dei muri e non dovevano in nessun modo comunicare con gli ambienti dove si svolgeva la vita del cardinale.
Gli Interrati, il cui accesso era consentito dalla grande piazza antistante, aprivano il passaggio alle carrozze. In questa zona erano disposte anche le cucine, i magazzini ed i servizi necessari alla servitù.
Qui si collegava anche la Scala del Cartoccio, che sale nascosta all’interno delle pareti fino al tetto, così chiamata poiché, essendo elicoidale, una guida scolpita sul suo corrimano permetteva di far scendere dal’alto della scala un cartoccio di carta riempito di sabbia o di un sassolino.
Ciò permetteva di far scendere messaggi veloci in segretezza.
Il Piano Rialzato
Al di sopra dell’interrato si trova il Piano Rialzato, detto dei Prelati, a cui si accede dalla scala interna o da quella esterna, sopra all’ingresso degli interrati. Già in questo piano si trovano le stanze affrescate da Taddeo Zuccari, come le Stanze delle Stagioni che narrano negli affreschi i fatti di Giove, le cui prospettive, ideate dal Vignola, dilatano gli spazi in una visione irreale.
La Stanza delle Guardie, invece, venne affrescata da Federico Zuccari dopo la morte del fratello.
Attraverso questi ambienti si raggiunge lo straordinario cortile progettato dal Vignola in forma circolare, composto da due caratteristici porticati sovrapposti le cui Volte vennero magistralmente affrescati da Antonio Tempesta, come pure le pareti della scala elicoidale interna. Questa originale interpretazione usciva dalle regole dell’epoca, poiché la scala per raggiungere i piani superiori, che solitamente veniva costruita nel cortile, fu ricavata internamente e rappresentò tutto l’estro del Vignola, tanto che venne chiamata Scala Regia.
Una superba scala che ruota su trenta colonne di peperino attraverso la quale il Cardinale poteva raggiungere le camere da letto anche a cavallo.
Sopra al piano rialzato venne costruito il Piano Nobile, diviso in due appartamenti: quello dell’estate affrescato quasi totalmente da Taddeo, e, in parte da Federico, mentre quello dell’inverno dal Bertoja, da Raffaellino da Reggio e da Giovanni De Vecchi.
Qui si trova anche la camera da letto del cardinale, detta anche Camera dell’Aurora, e la stanza delle celebrità della famiglia Farnese, detta Stanza dei Fasti Farnesia che narra negli affreschi la storia della famiglia fin dai suoi antenati. Nello stesso piano si trova l’Anticamera del Concilio, dove l’attenzione è rivolta alla figura di Paolo III e al Concilio di Trento.
Nel 1566 muoiono Taddeo ed Annibal Caro. Taddeo venne sostituito dal fratello Federico, mentre Annibal Caro fu sostituito con Ottavio Panvinio e Fulvio Orsini. Federico affrescò parte delle stanze del piano nobile e soprattutto la raffinatissima Cappella in cui dimostrò tutta la maturità artistica, mentre le elaborazioni del pavimento vennero disegnate dal Vignola.
Segue la Sala di Ercole, voluta da Annibal Caro con un grande loggiato. I pregevoli affreschi, realizzati da Federico, si rifanno alla mitologia ed in particolare alla leggenda di Ercole che diede origine al lago di Vico. Questo suggestivo loggiato si affaccia a sud, sul piazzale e sul paese tagliato dalla via dritta ed intorno immensi panorami.
L’iniziale sudditanza di Federico, nei confronti del cardinale, si trasformò in arrogante presunzione dopo aver raggiunto un certo livello di bravura e per questo motivo venne sostituito dal cardinale con Giacomo Zanguidi detto il Bertoja il quale lavorò nelle Stanze della Penitenza, dei Giudizi, quella dei Sogni e quella degli Angeli. Altri artisti lavorarono dopo il Bertoja, tra cui Giovanni De Vecchi e Raffaellino da Reggio.
Una delle stanze più affascinanti è la stanza delle Carte Geografiche, o del mappamondo, affrescata da Giovanni Antonio da Varese, probabilmente con la collaborazione di Raffaellino e De Vecchi, ma non è noto il nome del pittore che realizzò l’opera più affascinante della stanza, ovvero l’originale rappresentazione dello Zodiaco nella volta del soffitto.
Il Vignola morì nel 1573 ed i lavori vennero terminati nel 1575 insieme al quarto e quinto piano riservati agli staffieri e ai cavalieri.
Insieme alla meravigliosa Villa, i Farnese fecero costruire un grande parco al ridosso del palazzo, con spettacolari giochi d’acqua, cascate, sculture e giardini all’italiana.
Nel borgo, venne realizzata la “via dritta” raro esempio di urbanistica cinquecentesca, la Chiesa di S. Maria della Consolazione e la Chiesa di S. Teresa.