Presentazione
Napoleone Bonaparte durante il suo soggiorno “forzato” all‘Isola d’Elba, nonostante una permanenza di soli dieci mesi, fu un instancabile organizzatore di attività e cercò con ogni mezzo possibile di rendere l’Isola maggiormente accessibile, moderna ma anche funzionale ai suoi progetti.
Napoleone giunge all’Elba il 3 maggio del 1814 a bordo della nave inglese Undaunted. Il giorno seguente, dopo qualche perplessità dovuta al timore sul tipo di accoglienza degli isolani, sbarca tra l’entusiasmo della folla. Gli vengono consegnate le chiavi dell’isola ed è ospitato per le prime notti nel palazzo municipale di Portoferraio. Con l’editto del 4 maggio Napoleone prende ufficialmente possesso del Principato dell’Elba, con pieni diritti dinastici riservati alla moglie Maria Luisa e al figlio Napoleone Francesco Giuseppe.
La recondita intenzione del Bonaparte è di allontanarsi dall’Elba per raggiungere la Francia non appena ciò sia possibile. Comunque governa l’isola con oculatezza e spirito d’innovazione. Stabilisce la sua residenza nella Palazzina dei Mulini, nel centro di Portoferraio. La palazzina è velocemente ristrutturata. Viene creato un vasto salone, mentre il vecchio granaio della palazzina risulta trasformato in un piccolo teatro.
Iniziano lavori di miglioramento in tutta l’isola. Sono costruite le condotte delle fognature e tracciate nuove strade. È riformata l’amministrazione e la dogana. Si impone ai proprietari di attrezzare i propri immobili con adeguati servizi igienici. Napoleone non trascura di formare un piccolo esercito e una modesta marina. L’isola all’improvviso si trasforma in un unico grande cantiere, pieno di febbrile attività. Sono i giorni più belli per quella località addormentata, che fino ad allora era stata dimenticata dai suoi governanti, sia che risiedessero a Firenze che a Napoli.
I due forti dell’isola, collegati da un passaggio sotterraneo, sono occupati dal fedele generale Cambronne con truppe mamelucche e polacche poste a difesa dell’isola. I vari ministeri del governo vengono affidati al gran maresciallo Bertrand e ad Antoine Drouot. Il governatore militare è lo stesso Cambronne.
La strada di Napoleone a San Martino
E uno di questi progetti riguardò proprio la strada di San Martino a Portoferraio, in prossimità della sua dimora “fuori porta”. Si tratta della “Strada Maestra” – così la definisce il Catasto leopoldino del 1840 –, sul cui tracciato già esistente Napoleone operò un consistente intervento di risistemazione per renderlo funzionale alla proprietà acquistata, nell’estate del suo esilio, dal possidente Tommaso Manganaro. La strada è quindi preesistente rispetto allo scenografico asse viario, in salita, dovuto ad Anatolio Demidoff, erede della proprietà, a cui si deve la prima intuizione di quello che sarebbe diventato un museo di cimeli napoleonici.
Villa San Martino, Residenza Napoleone
La villa è molto modesta, di pianta rettangolare, a un solo piano con un seminterrato. E’ composta da otto ambienti. Le decorazioni parietali, molto più estrose di quelle dei Mulini, furono anche qui affidate al piemontese Antonio Vincenzo Revelli, il pittore di corte all’Elba di Napoleone.
La Storia
Napoleone scoprì San Martino durante una passeggiata a cavallo. Intenzionato ad avere una maison rustique lontano ma non troppo dai clamori cittadini di Portoferraio, mise gli occhi su questa piccola casa di campagna, circondata da un ambiente a metà selvoso e a metà coltivato. La proprietà era di un possidente portoferraiese, Giuseppe Manganaro. Per acquistarla dovette venirgli in aiuto la sorella Paolina.
Così nel giugno 1814, chiuso il contratto, affidò i lavori di sistemazione agli stessi tre artefici della palazzina dei Mulini: Paolo Bargigli e Luigi Bettarini, per il lato architettonico, Antonio Vincenzo Revelli, per quello decorativo. Furono impiegati nei lavori venti muratori, diretti da Bringuier. Non solo dette disposizioni sui lavori della residenza, ma anche dei dintorni: fece aprire una carrozzabile, ordinò che venissero ristrutturati per vari scopi stabili vicini e fece stilare da Bargigli un progetto di regimazione delle acque dei fossati sovrastanti la villa in un grande effetto scenografico: questo lavoro però rimase sulla carta forse per il costo eccessivo. Anche qui si occupò lui stesso del giardino, facendovi piantare un bagolaro, ancora visibile un secolo dopo (oggi al suo posto ne è stato piantato un altro).
Nonostante questo interesse e una grande profusione d’impegno, Napoleone non passò molto tempo in questa residenza: la utilizzava solo poche ore in alcuni giorni, per prendersi un po’ di relax.