Presentazione
Carovigno è una cittadina di 16000 abitanti nel nord del Salento, tra Brindisi e Ostuni, rinomata per la produzione di olio di qualità, adagiata sopra a una collina di 170 mt. slm. a circa 6 km. dal mare.
Al mio arrivo sono stato accolto nello splendido “Dimora Sant’Anna”, albergo diffuso, proprio di fianco al Castello Dentice di Frasso, inserito in una costruzione d’epoca, perfettamente recuperata con grande gusto e attenzione alle preesistenze. Bellissime le volte “a botte”in “pietra gentile” tipica del luogo e con cui sono edificate tutte le costruzioni del centro storico. Ma ormai è ora di pranzo e il mio stomaco brontola. Quasi di fronte all’albergo c’è il “Rifugio del Principe” piccolo ristorante caratteristico, con pochissimi coperti, gestito da Giuseppe e Giovanna: da non perdere i “panzerottini della casa” e le “orecchiette con le rape”. Caratteristica la “cisterna” sottostante il locale che serviva per la raccolta dell’acqua piovana. (i prezzi sono contenuti).
Castello di Carovigno
La visita guidata al castello (che consiglio) è prevista per le 17.00 per cui decido di scendere verso la pianura a est, verso il mare, e percorrendo la strada che costeggia il castello mi imbatto nell’ingresso dello splendido giardino all’italiana del castello, sempre aperto 24 h. Sul pilastro a destra uno stemma che riporta le scritte “Car Brun” segno dell’antica alleanza tra le città di Carovigno e Brindisi. Il giardino, perfettamente curato e mantenuto è il segno ancora oggi della passione per la botanica degli ultimi Principi Dentice di Frasso che l’hanno posseduto: grandissima è la varietà di piante tra cui ulivi secolari. Particolare l’accesso sotterraneo dal castello al giardino che consentiva ai principi di non uscire dalla proprietà.
Quello che mi ha colpito della storia del Castello è la storia del suo penultimo propietario: il Principe Alfredo Dentice di Frasso. Alfredo nasce a Napoli nel 1873, nel 1891 è già ufficiale della Marina Militare. Nel 1901 prese parte alle operazioni militari in Cina seguite all’insurrezione dei “Boxer”. Al rientro in Italia partecipò alla guerra di Libia al comando di due torpediniere “Falco” e “Pellicano”. Nel 1914 fu richiamato in servizio per riorganizzare la difesa contro l’esercito austroungarico. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1916 gli venne affidato il più impegnativo compito della difesa marittima della zona di Grado. In breve Grado divenne il centro delle operazioni navali e aeree del comando di Venezia. Sotto il suo comando vennero impiegati in maniera più aggressiva e frequente i “MAS”, vera spina nel fianco della marina nemica. Nel 1917 costituì la “Brigata Marina” che poi divenne “Battaglione San Marco”, i nostri marines, che ebbe un ruolo fondamentale nel respingere e sconfiggere l’esercito nemico. Nel 1929 entrò alla camera dei deputati e nel 1939 fu nominato senatore. Morì ad Aiello Calabro (Cosenza) nel 1940, precipitando con un aereo di linea in volo verso Roma.
Ma eccomi pronto per la visita guidata al Castello e al centro storico. Dopo la visita, in una delle bellissime sale, ho partecipato ad un interessantissimo laboratorio di archeologia, in cui ho imparato i primi rudimenti per una corretta rilevazione, scavo e classificazione dei reperti archeologici.
Cena: esperienza sensoriale al Dissapore
Questa zona è infatti molto ricca di ritrovamenti sia terrestri che marini. Un breve riposo in hotel e siamo pronti per la cena presso il ristorante “Dissapore” in pieno centro storico. L’ambiente è caldo e ben arredato, con grande attenzione al design, anche se può offrire solo 24 coperti, ma per la cucina di Chef Andrea Catalano e sua moglie Franca sono più che sufficienti. (consiglio di prenotare perché i posti sono veramente 24 e non fanno rotazione). Qui ogni piatto è una sorpresa, un connubio riuscito fra tradizione e sperimentazione, dall’antipasto al dessert la cura e la ricercatezza degli abbinamenti è veramente degna della Stella Michelin. Dalle recensioni si capisce che Chef Andrea ogni giorno si inventa qualcosa per una varietà incredibile di piatti. Per finire il prezzo è adeguato al livello, alla ricercatezza e qualità della cucina, e comunque un pranzo / cena al “Dissapore” è sicuramente un’esperienza sensoriale da vivere a Carovigno.
Battitura della ‘Nzegna”
Il 23 aprile è il giorno della festa del Patrono (o Matrona), la Madonna di Belvedere. La giornata ha inizio con la messa solenne alle 10.00, a cui segue la processione dove le statue della Madonna e di San Giuseppe con Bambino vengono portate a spalla per le vie del centro fino alla “Piazza ‘Nzegna”. Qui ha luogo la famosa cerimonia della “Battitura della ‘Nzegna”. Lo stesso giorno viene celebrata una seconda messa alle 19.00 e una seconda processione. La festa si conclude con lo spettacolo pirotecnico.
Questa festa coinvolge tutta la popolazione, compresi i bimbi e le bimbe più piccoli, orgogliosi s’indossare il costume e suonare il loro tamburo. Poter assistervi è un’esperienza quasi mistica, che non si può capire se non la si vive in diretta. La ‘Nzegna viene battuta da due cugini della famiglia Carlucci che ne detiene l’onore e l’onere da più di duecento anni. Al termine della ‘Nzegna abbiamo avuto la fortuna di trovare aperto il più antico forno a legna di Carovigno nel panificio “Lu Scattusu” (da visitare assolutamente), pensate, alimentato esclusivamente con legno d’ulivo, perché scalda di più e conferisce al pane un sapore particolarmente buono. Dicono che questo sia anche il forno artigianale più grande d’Italia con un diametro di sei metri. Lezione di degustazione di olio
Nel pomeriggio pranzo nella masseria “Agriturismo Bellolio” e lezione di degustazione di vari tipi di olio. Mi aspettavo di assaggiare l’olio sul pane o con i tarallucci… e invece NO!!! rigorosamente solo olio in bicchierino. I parametri di giudizio dell’olio sono il grado di amaro e di piccante, ed ho imparato che il colore non influisce sui precedenti parametri. Infatti normalmente la degustazione si esegue in contenitori non trasparenti, per evitare qualsiasi tipo d’influenza. Alla sera la seconda processione è stata molto suggestiva, con la caratteristica illuminazione nella via che porta a Piazza ‘Nzegna e con l’esibizione dei tre gruppi di sbandieratori anche grazie al calo del vento. La cena stasera e al “Chechele” ristorante fast food di pesce, dove si possono mangiare gustosi panini o piatti più raffinati L’ambiente è quello tipico del fast food, ma molto pulito e accogliente e soprattutto è nella via centrale Vittorio Emanuele.
Santuario della Madonna di Belvedere e della “Riserva naturale di Torre Guaceto”
La giornata prevede la visita guidata al Santuario della Madonna di Belvedere e della “Riserva naturale di Torre Guaceto”. Il santuario fu costruito nel 1501 sopra le grotte dove la storia narra che fu ritrovata l’icona della Madonna e da cui nasce tutta la storia e la tradizione della “Nzegna. Subito all’ingresso, sulla destra, si trova la scala scavata nella pietra che porta alla prima grotta dove sono custodite due icone della Madonna. Ma si scende ancora in una seconda grotta, ed è qui che si trova l’icona più antica. La suggestione è fortissima e rende questo luogo di culto unico e assolutamente da visitare. Percorrendo una piccola strada di campagna ci spostiamo verso il mare, qui campi coltivati, uliveti, vigneti a perdita d’occhio. La guida dice che alcuni ulivi superano i mille anni. Incrociamo la superstrada proveniente da Brindisi, e percorrendo la strada che la fiancheggia giungiamo a uno sbarramento: qui inizia la riserva naturale Torre Guaceto. Da qui un qualsiasi turista dovrebbe proseguire a piedi o in bicicletta, (e qui per la bici, o ebike è veramente tanta roba) ma noi siamo accompagnati quindi proseguiamo. Subito incontriamo il canneto che delimita la laguna che precede il mare. Se non disturbati si possono osservare folaghe, aironi, rettili vari, tartarughe ecc. .
La spiaggia è pulitissima e incontaminata. Qui è vietata la balneazione, l’attracco, la pesca e qualsiasi sport acquatico.
L’unica costruzione presente è la Torre Guaceto, edificata intorno alla metà del cinquecento, per avvistare e difendersi dalle scorrerie dei Saraceni. All’avvistamento del pericolo si accendeva un grande fuoco sulla torre che potesse essere visto nell’entroterra e dalle altre torri costiere che rimandavano il segnale. Ora la torre è sede di un osservatorio naturalistico presidiato dal WWF. Interessante anche la visita al Museo della Riserva, con numerose installazioni multimediali. La giornata si conclude a Torre Santa Sabina, località attrezzata per il turismo balneare. Caratteristica è la pianta “a stella” di questa torre. Il pranzo al ristorante “da Turicchio” , splendida vista mare, pesce fresco e abbondante, da non perdere l’impepata di cozze, l’isalata di mare, il fritto di paranza, gli spaghetti con i gamberoni I il branzino con verdure grigliate
Qui si conclude la nostra esperienza nella splendida terra di Carovigno, ricca di storia e di risorse enogastronomiche, dove l’ospitalità è istintiva, e dove consiglio vivamente di trascorrere una vacanza; tra l’altro qui i costi sono più bassi e il livello qualitativo è nettamente più alto rispetto a località più rinomate. Un ringraziamento particolare va a tutta l’amministrazione comunale che ci ha ospitato e alle guide che ci hanno accompagnato. Quindi arrivederci a Carovigno.