
Valmalencoalpina
ValmalencoAlpina è una realtà nata nel 2004 Siamo un piccolo…
Quella delle Orobie è la prima catena alpina che si incontra risalendo verso nord la pianura lombarda e i rilievi prealpini....
Con una superficie di circa 46.000 ettari il parco include la parte valtellinese della catena delle Orobie, le cui vette variano tra i 2000 m e i 3000 m di altitudine. Comprende la porzione delle Alpi Orobie posta sul versante sud della valtellina, e si suddivide in diverse vallate tributarie che da sud confluiscono a nord verso la Valtellina. Tali valli sono, partendo da occidente e andando verso oriente: Val Lesina, Valli del Bitto, Val Fabiolo, Val Tartano, Val Madre, Val Cervia, Val Livrio, Val Venina, Val d’Arigna, Val Malgina, Val Bondone, Val Caronella e Val Belviso.
Quella delle Orobie è la prima catena alpina che si incontra risalendo verso nord la pianura lombarda e i rilievi prealpini.
Interessa nel suo complesso le province di Bergamo, Brescia, Lecco e Sondrio.
Il versante meridionale è più dolce e le valli presentano una morfologia più articolata con numerose ramificazioni, mentre il versante settentrionale, quello valtellinese, scende ripido verso la valle dell’Adda segnato da profonde incisioni vallive ad andamento più o meno parallelo.
È su questo versante che si estende il Parco delle Orobie Valtellinesi. Il confine superiore del parco coincide con quello della provincia di Sondrio che percorre lo spartiacque dal Monte Legnone, a ovest, fino al Passo dell’Aprica, a est; mentre quello inferiore si attesta mediamente intorno ai 1000 m.
La formazione delle Alpi Orobie ha inizio all’incirca 20 milioni di anni fa, nel Miocene, durante il processo di sollevamento delle Alpi che prende il nome di Orogenesi Alpina. La maggior parte della catena è formata da rocce di origine metamorfica: gneiss, micascisti e filladi; solo lungo lo spartiacque affiorano rocce di tipo sedimentario: conglomerati e arenarie, come il Verrucano lombardo, caratteristico della zona del Pizzo dei Tre Signori.
L’attuale morfologia delle valli orobiche è il risultato dell’azione di vari fattori che hanno contribuito all’erosione dei versanti, tra i quali i più evidenti sono l’azione dei ghiacciai e quella delle acque. I torrenti, in particolare, hanno lasciato un segno evidente nell’ultimo tratto delle valli, prima di sfociare nell’Adda, modellando profonde forre. Come testimonianze dell’azione dei ghiacciai restano invece, oltre ai caratteristici profili a “U” dei tratti più in quota delle valli, le rocce montonate, levigate cioè dallo scorrimento del ghiaccio, e numerosi laghetti alpini di origine glaciale.
La diversa composizione del substrato, la morfologia variegata e l’elevata escursione altitudinale delle Orobie fanno sì che queste montagne custodiscano in uno spazio relativamente limitato differenti ambienti caratterizzati ciascuno da una particolare componente vegetale ed animale. Ne deriva l’esigenza di tutela di questa biodiversità, sfociata nel 1989 con l’istituzione del Parco delle Orobie Valtellinesi, un parco regionale montano-forestale.
Il fattore che più di altri influenza la distribuzione della vegetazione su una catena montuosa come quella delle Orobie è sicuramente l’altitudine, il cui variare determina drastici cambiamenti delle condizioni climatiche.
Se dalla cima del Pizzo Coca, la più alta della catena, immaginiamo di planare, come un’aquila in volo lungo i versanti fino alla piana dell’Adda, incontreremmo una serie di ambienti diversi caratterizzati ciascuno da un tipo particolare di vegetazione.
Il punto da cui spiccheremmo il volo è costituito da rocce compatte quasi prive di vegetazione. Solo poche specie di piante superiori possono infatti vivere sulle Alpi a queste quote e in tali situazioni, mentre altri vegetali quali i licheni possono andare ben oltre i 3000 metri. Sulle rocce silicee, come lo sono la maggior parte di quelle del parco, vive un lichene crostoso di colore giallo il Rhyzocarpon geographicum. Dove si accumula un po’ di terreno, come ad esempio nelle fessure, crescono invece alcune piante a cuscinetto come le Androsace (A. vandelli, A. brevis).
Appena al di sotto delle creste si trovano i ghiaioni e le morene, entrambi costituiti da detriti derivanti dallo sgretolamento della roccia, che nei primi si accumulano per gravità, mentre nelle seconde vi sono stati trasportati dall’azione dei ghiacciai. Solo alcune piante riescono a crescere su questi substrati instabili grazie a particolari adattamenti; tra le più comuni troviamo Androsace alpina, Linaria alpina, Corydalis lutea e la felce Cryptogramma crispa. In questi ambienti vegeta anche Viola comollia, splendido endemismo la cui distribuzione è circoscritta alle valli centro-orientali del Parco.