In vacanza con il cane: la storia di Tobia e il suo manuale per padroni

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In vacanza con il cane: la storia di Tobia e il suo manuale per padroni...

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Mi hanno adottato due tizi che per lavoro viaggiano e nel contratto c’è scritto che devo imparare a viaggiare in modo responsabile e corretto nei confronti degli altri viaggiatori e degli altri 4 zampe. Dopo 3 mesi di addestramento mi mettono alla prova, in queste settimane ho scritto una guida che spero possa servire a tanti padroni ed essere più consapevoli.

L’importante è avere un accordo chiaro e rispettare i ruoli: ecco com’è andata

L’accordo è semplice: loro mi educano e in cambio mi sono impegnato a scrivere una guida per aiutare altri neo padroni a rendere il loro cane un affettuoso travel dogger.
Mi chiamo Tobia e sono un bastardo, uno come tanti, che un giorno ha dovuto fare i conti con la vita: dopo 7 anni passati viziato, coccolato e libero di fare ciò che volevo, il mio padrone, che mi amava tantissimo, mi ha lasciato.
Non mi ha abbandonato, la vita se l’è portato via, e di colpo la mia vita ha preso una bruttissima piega. I momenti difficili capitano, non era certo quello il primo, ma di colpo è diventato tutto così brutto e difficile che ero convinto di non farcela, avevo il cuore spezzato e nessuna certezza per il futuro.
E’ in quei giorni che ho incontrato un vecchio amico, “padronepirla“, uno che quando mi trovava in giro insieme ad Aurelio mi coccolava sempre: ho pensato che forse poteva essere utile chiedere aiuto a lui, per uscirne, e un sabato pomeriggio stressante e brutto ho chiesto a qualcuno di suonargli alla porta e di ricordargli una promessa che mi aveva fatto.
“Padronepirla” e sua moglie ne hanno discusso un pò, tipo 4 minuti, e hanno deciso di tenermi con loro per qualche giorno: era meglio delle prospettive che avevo, ho accettato l’offerta e mi sono giocato le mie carte.
In realtà, come per convincerli a tenermi con loro, non c’è voluto molto ad obbligarli a non poter più fare a meno di me. Prede facili, i miei padroni, chi si prende cura di un matto come me deve esserlo di più, e così da allora facciamo squadra e mi hanno preso nel loro team. Io e Mau, “padronepirla”, abbiamo discusso ore prima di decidere di dividere un pezzo di strada insieme: lui ha promesso di prendersi cura di me, in cambio io mi prendo cura di lui e gli spiego un pò come funzionano i cani.

“Padronepirla” ama imparare, sempre, e per quanto non volesse un cane la possibilità di avere un cane insegnante lo ha intrigato. Non sembra, ma non è facile di questi tempi trovare gente disposta a lavorare gratis a tempo indeterminato per te, ma io sono tranquillo, se lo aiuto a lavorare bene mi comprerà sempre delle scatolette, sono uno che non ha bisogno di molto.
Abbiamo così deciso insieme di scrivere questa guida a due mani e 4 zampe, unendo la sua esperienza di 40 anni di amore per i cani e di occhio attento che ha vissuto con operatori di protezione civile e reparti cinofili alla mia di cane educatore di padroni. La speranza è quella di aiutare tanti padroni a capire il loro cane, o almeno a provarci, perché non c’è cosa più bella che avere un perfetto rapporto con il proprio compagno di viaggio.

Prima regola: rispetta il tuo cane e lui rispetterà te

Io rispetto “padronepirla” tanto quanto lui rispetta me. E viste tutte le attenzioni che mi dà è mio dovere fare altrettanto. Non sono un caso speciale o un cane particolare, io sono un cane uguale a tutti quelli che potete incontrare: se comunicate con noi, come vi spiegheremo , riuscirete a cambiare molto in fretta il rapporto con il vostro.
Ammetto che quando ci siamo incontrati ero davvero alla frutta, lo stress era così forte che mantenere il controllo stava diventando impossibile: per quanto sia un allievo “padronepirla” ha il merito di aver saputo gestire questa situazione e, facendolo parlare, ho scoperto che non sono il suo primo caso… ha fatto da assistente psicologico a qualche altro cane, in passato.
Da quando questa guida è iniziata sono successe molte cose e anche “padronepirla” ha scoperto di non essere in perfetta forma come a vent’anni: lo stress se lo stava un pò divorando, il mio arrivo, per quanto lui non potesse saperlo, era per tenerlo d’occhio e controllare sempre il suo stato di salute.
Infatti ora si prende cura di se stesso, passa qualche ora al giorno a farmi camminare e giocare e gli fa un gran bene… ha iniziato anche a buttare giù pancia!
Non glielo faccio pesare, ma è tutto merito mio che lo obbligo a corrermi dietro e lo tengo allenato!

Il capo branco: pensavo di essere io, invece è lui, e va molto meglio così

Uno dei primi problemi che abbiamo dovuto affrontare è stato il mio lato alfa. “padronepirla” ha anche una moglie, a cui voglio molto bene, e da subito il primo istinto è stato fare ciò che ho sempre fatto: proteggerli entrambi. Questo è il concetto base su cui tutti i padroni cadono: per me proteggere qualcuno è una fatica, devo stare sempre allerta, correre veloce per evitare attacchi, guardarmi attorno stressato per individuare altri cani a distanza e fargli capire chi è il più forte. Devo fare più spesso pipì, fatico tantissimo quando torno a casa è come tornare dopo una missione in territorio di guerra con nemici ovunque.
Da subito “padronepirla” mi ha spiegato che no, non devo stare in allerta o fare la guardia: ci pensa lui a non guardare il cellulare ma la strada dicendomi quando fermarmi e quando partire agli incroci, se mi accorcia il guinzaglio da qualche parte arriva un cane e a me basta stargli vicino e non dare fastidio, non ho più bisogno di difenderlo. Incredibilmente questo ha cambiato il mio rapporto con gli altri cani: quando qualcuno alza il pelo io gli dico che non ho nulla per cui discutere e mi siedo a fianco di “padronepirla”, e di solito gli altri cani lo temono, è più grosso di me di parecchio e basta la sua voce per far mettere la coda in mezzo alle gambe a tutti.

Abbiamo imparato a parlare, gli ho spiegato come fare

Perchè si, anche io metto la coda tra le gambe quando “padronepirla” ha da ridire su qualcosa che faccio: non mi ha mai dato uno schiaffo o una sberla, da quando ci conosciamo ha capito che se quando parla con me usa una voce diversa io lo ascolto, e se dal tono in quello che dice capisco di aver fatto una cosa sbagliata abbasso le orecchie e mi fermo. Ci sono umani che non sono in grado di capirlo questo concetto (lui odia arrabbiarsi ma sa farlo bene), io e lui ci siamo intesi in un attimo. Allo stesso modo so quando dice fermati e parti agli incroci, lo dice solo a me, e io eseguo. Tutto questo mi ha portato pian piano a rilassarmi ed essere molto più tranquillo quando so cosa devo fare e non sono obbligato a fare il cane da guardia.
Lui non lo sa, ma sono un cane che sa mordere forte e lasciare ferite che ti ricordi. Ma “padronepirla” mi ha spiegato che non serve farlo se non è necessario, che quando ci attacca qualcuno senza motivo meglio trovare una mediazione, piuttosto prendere un pugno (e di morsi ne ho presi un bel po’, non ne valeva la pena).
Ho solo imparato a controllarlo il  mio istinto, farò coccole a mille a chiunque, ma rimango un cane in grado di mordere forte se serve, non ha cambiato la mia natura. Quando tirano fuori l’orsetto Francesco o un legno ringhio e abbaio come una mastino napoletano.

Il rispetto: comunicare gentilmente

L’altra cosa che mi ha rapito di “padronepirla” è il profondo rispetto che ha per me: non mi strattona a casa, non mi sculaccia urlando, non grida mai, parla piano ma con la voce che io capisco. Se alza la voce la sto facendo grossa, altrimenti cerca di spiegarmi e insegnarmi come fare se sbaglio, e quando faccio giusto mi da un croccanino e dice “bravo cane”. Sono piccole cose  che mi permettono di capire ciò che va bene e ciò che non va, e giorno per giorno ci capiamo sempre di più. Lo guardo, sbuffo e poi ci facciamo due coccole.

Il tuo cane non è più intelligente di te

Continuo a incontrare cani scemi che ne fanno di ogni, e quando giochiamo nell’area cani e mi raccontano dei loro padroni, provo vergogna per loro. Gente convinta, forse per aver visto troppe volte Rin Tin Tin, che il loro cane sia un pozzo di scienza, che non sia possibile non fargli fare così, che sia normale che piscino sul letto se hanno mangiato male. No, non siamo gatti, quelli davvero non li controlli (o fai più fatica), noi siamo cani: siamo programmati per funzionare in un certo modo.
Basta darci le giuste regole e nel giusto modo, noi saremo sempre felici di attenerci a quelle. Aggressività, stress, ansia e poca sicurezza sono le motivazioni reali degli strani incomprensibili comportamenti dei miei amici e invece di spiegargli che è sbagliato li stressate e loro lo fanno ancora di più le bizze, per principio.

Il guinzaglio e la pettorina, come si abituano come me a non tirare?

Aurelio aveva spesso il mal di spalla, io ero un cane da tiro (un pò lo sono ancora) e per me tirarlo a destra e a manca sentendo le sue bestemmie divertiva da morire. Lo ricordano tutti l’Aurelio qui a Gorla: io ero il suo pirla preferito (mi chiamava sempre così, ‘ue pirla) e spesso chiedono di lui. Gli volevamo entrambi bene, a modo nostro, ci manca.
L’ho amato tantissimo, quando l’ho trovato morto in cucina ho pensato che sarei morto pure io poco dopo, avevamo passato i miei primi 7 anni insieme ed ero abituato a lui più di quanto sono abituato ai croccantini. Quando è apparso “padronepirla” all’inizio ha tenuto il mio guinzaglio e collare: pensava di trovarmi un padrone, non aveva ancora capito che avevo già scelto lui.
Quando l’ha capito, dopo un giorno, mi ha portato in un negozio e comprato una pettorina, che non mi spezza la carotide quando tiro e mi evita il vomito, come invece succedeva con il collare. A quella ha anche agganciato una strana cosa, una cintura guinzaglio: a differenza dell’altro padrone e di tutti quelli che incontro io non sono più collegato al suo braccio ma alla sua anca. E così facendo accadono due cose: la prima è che non posso più rompergli il braccio, gli basta fermarsi per obbligare me smettere di tirare, la seconda è che la distanza che ha di spazio di movimento è fissa e non può cambiare. Dopo tre giorni che “padronepirla” aveva adottato questa soluzione ho iniziato a smettere di tirare (a parte quando trovo traccia di una cagnolina!).

Io parlo con la coda, e con le orecchie, lui parla con le mani.. ma di questo ve ne parlerò nel prossimo articolo… #adottateli

Tutti i capitoli della guida:


Travel dogger

Sono Tobia, assunto in PiuTurismo (mio malgrado) dai miei padroni e dai loro amici che sembrano conoscermi tutti.

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