Presentazione
Si parte dalla località La Vachey, dal ponte sul torrente Malatrà, e ci si avventura tra i larici e le conifere. Il sentiero è comodo e si può procedere anche appaiati, con i bambini per mano, avanzando tra i cespugli del sottobosco. Salendo alla nostra sinistra si scorge un torrente che scorre tra gli anfratti della roccia. Il terreno diventa ora irregolare per cui il passo rallenta, soprattutto al mattino presto quando l’umidità della notte ha reso le pietre scivolose. Il sole compare a tratti mentre si sale uscendo dal fitto del bosco che ci avvolge.
Il sentiero diventa più stretto e si può procedere solo in fila indiana. In circa mezz’ora si arriva a un bivio e seguendo le indicazioni su sfondo giallo, tipiche della Valle d’Aosta, si procede verso sinistra per raggiungere il rifugio.
Di fronte a noi, una distesa di prati e cespugli a vista d’occhio. Tra sali e scendi raggiungiamo l’alpeggio Arminà nell’omonimo vallone e si inizia a salire. Oltre al sentiero tracciato si possono scegliere anche brevi scorciatoie che consentono di tagliare le curve, riducendo il cammino, ma molto più stretti e pendenti.
Dopo un’ora di cammino si scorge il Rifugio Bonatti che compare dopo una salita un po’ ripida, non impegnativa.
All’imbocco del Vallone di Malatrà, a 2025 m di quota, il rifugio è di recente costruzione e si trova lungo il percorso dell’alta via della Valle d’Aosta n. 1 e del Giro del Monte Bianco, detto in francese Tour du Mont-Blanc.
Inaugurato il 2 agosto 1998, è stato intitolato all’alpinista Walter Bonatti, soprannominato ‘il re delle Alpi’.
Accogliente e moderno negli arredi, il rifugio è perfettamente integrato nell’ambiente. Scopriamo, inoltre, che la gestione è anche particolarmente attenta all’impatto ambientale, alla riduzione degli sprechi e all’impiego di prodotti del territorio. Il pane viene prodotto nel rifugio stesso e una fossa di compostaggio è solo una delle soluzioni adottate per salvaguardare la natura circostante.
I piatti proposti sono tipici della valle: sono sicuramente da evidenziare i taglieri ricchi di affettati e formaggi di ottima qualità, oltre al miele e alle castagne che si accompagnano perfettamente. La polenta è servita, nella tradizione, con fontina, ‘rossa’ con salsiccia o con ‘carbonade’, piatto a base di carne messa a macerare nel vino con spezie e gusti. Tra i dolci fatti in casa la scelta è ampia e spesso comprende crostate o torte con mirtilli raccolti in valle.
Il panorama abbraccia la catena del Monte Bianco, dal Col de la Seigne al Col Ferret, una vista che apre il cuore. Ci strappa un’esclamazione che è condivisa da tutti gli escursionisti: “Il ghiacciaio di Frébouge è vicinissimo, si può quasi toccare con un dito».
All’improvviso dal nulla arrivano al galoppo tre cavalli liberi che si avvicinano senza paura agli escursionisti intenti a prendere il sole. Calpestano quanto trovano sul loro cammino: una racchetta nordic walking rimane vittima dell’incedere. Si fermano e si fanno accarezzare da ragazzini incuriositi. In lontananza il fischio delle marmotte. È il fascino di una montagna che non è del tutto addomesticata.
Dal rifugio si può proseguire verso il Col Malatrà a 2925 m, oppure ripartire per un sentiero ad alta quota che ci porta a seguire la vallata fino al Rifugio Elena.
Il percorso è semplice a mezza costa, con ampi tratti pianeggiati intervallati da brevi salite e discese, ma il panorama ci invita alla contemplazione e al riposo.