Presentazione
I territori del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, che si sviluppano dal crinale appenninico principale alle colline del suo intorno, presentano una grande varietà di esposizioni e di quote altimetriche, caratteristiche che hanno generato diversi ambienti, da quelli più freddi e nudi, alle foreste, alle colline, nei quali l’uomo nei secoli si è inserito in maniera più o meno significativa.
I territori del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, che si sviluppano dal crinale appenninico principale alle colline del suo intorno, presentano una grande varietà di esposizioni e di quote altimetriche, caratteristiche che hanno generato diversi ambienti, da quelli più freddi e nudi, alle foreste, alle colline, nei quali l’uomo nei secoli si è inserito in maniera più o meno significativa.
Dal binomio ambiente naturale ed antropizzazione nasce il mosaico di paesaggi del Parco, infinitamente complesso da interpretare alle diverse scale di analisi, che qui è stato sintetizzato attraverso una semplice carta tematica, esito di un’indagine dello stato di fatto attuale dei dati principali relativi alla morfologia e alla copertura del suolo, su ortofoto datata 2006.
La morfologia plasmata da cime poco marcate e da contrafforti ondulati, che contrastano con le guglie aguzze delle Alpi Apuane, è il risultato dei processi morfogenetici su un prevalente substrato in arenaria e calcari, nel quale emergono diverse formazioni, come i Gessi del Triassico, gli Ofioliti del Giurassico ed i Torbiditi del Cretaceo. Un’ulteriore particolarità è data dalle testimonianze delle glaciazioni del Quaternario, soprattutto nei versanti esposti a settentrione, quelli più freddi, dalle valli glaciali ai circhi, dai depositi morenici ai laghi ed alle torbiere.
Le vette del Monte Prado, del Monte Cusna e dell’Alpe di Succiso, che superano i 2000 m di quota, così come le linee di crinale più alte sono caratterizzate dal paesaggio delle praterie, dove distese di nardi, giunchi delle creste, anemoni narcissine, astri alpini e genziane purpuree, sono punteggiate da affioramenti rocciosi con una flora erbacea caratteristica, più simile a quella alpina ed arricchita da rarità ed endemismi.
Scendendo di quota, si incontrano le brughiere, che anticipano la fascia delle foreste, una volta meno diffuse in quanto venivano bruciate dai pastori per favorire la crescita delle praterie utili per il pascolo. Le specie più diffuse sono il mirtillo nero, il mirtillo rosso, il sorbo, il rododendro ed alcuni importanti relitti glaciali come l’erica baccinifera.
I boschi arrivano a coprire i versanti appenninici fino a 1700 m di quota circa. Fino ai 1000 m si tratta di querceti di cerri e roverelle, con aree a castagneto ad uso originario ceduo, mentre oltre questa quota ci sono le foreste di faggio ed abete bianco. Questi boschi sono stati sfruttati per secoli dall’uomo per la produzione di legname, spesso eccessiva e che ha comportato alcuni interventi di rimboschimento, soprattutto nel versante toscano, ad abete rosso ed abete bianco: il caso più antico è quello della nota Abetina Reale degli Estensi. Inoltre, se in passato la superficie boscata si contraeva per fare spazio a pascoli e coltivi, oggi si assiste ad un’inversione di tendenza a causa del progressivo abbandono dell’attività agricola e della pastorizia, per cui si ritrovano distese di arbusteti che ricolonizzano le terre abbandonate dall’uomo.
Dove i versanti diventano più dolci, si apre il paesaggio agricolo. Verso l’Emilia Romagna, i campi ricamati sulle colline sono finalizzati all’allevamento bovino e, quindi, alla produzione del Parmigiano Reggiano, caratteristica di queste terre. Tra le innumerevoli foraggiere, che d’estate sono decorate dalle tipiche rotoballe di fieno, alcuni campi sono coltivali a cereali, quali il grano, il granturco e l’orzo. Sul lato tirrenico, sui pendii spesso terrazzati, si coltivano soprattutto ulivi e viti per la produzione dell’olio e del vino.
Per quanto riguarda gli elementi infrastrutturali, oltre alle antiche mulattiere ed ai percorsi selciati, anche molte delle strade che attraversano il Parco hanno un ruolo paesistico storico: si tratta di tracciati che hanno segnato il paesaggio di questi territori da secoli, da quando i mercanti, i pellegrini ed anche i briganti passavano dal versante padano a quello tirrenico e viceversa, attraverso i Passi del Lagastrello, del Cerreto e di Pradarena.
Anche i piccoli borghi, arroccati sulle alture o adagiati ai piedi dei monti, sono un elemento fondamentale dell’immagine del Parco, dove i pochi insediamenti di una certa estensione sono localizzati solo perimetralmente, dove la morfologia del territorio lo consente. Protetti dai resti delle mura e delle fortezze medioevali, questi raccolti nuclei abitati spiccano tra i boschi, accompagnati da una corona di campi coltivati e segnalati in lontananza dall’emergere del campanile della chiesa di paese.
Cosa vedere nel parco Nazionale?
È caratterizzato da una ricca flora e fauna, con specie endemiche come il lupo appenninico, il cervo sardo, il ghiro e il capriolo. Il parco è anche conosciuto per le sue belle montagne, i laghi e i fiumi, nonché per i suoi numerosi siti storici e culturali.
Tra le attrazioni da non perdere nel Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano ci sono:
- Il Castello di Montecuccolo, un antico castello medievale situato a Montecuccolo, in Emilia-Romagna.
- Il Lago di Vico, un lago di origine glaciale situato nella Valle del Tevere, in Lazio.
- Il Santuario della Madonna della Grotta, una chiesa medievale situata a Castellana Grotte, in Puglia.
- Il Museo della Civiltà Contadina, un museo che espone oggetti e strumenti utilizzati nella vita quotidiana dei contadini della zona.
- Le Grotte di Equi Terme, un complesso di grotte carsiche situato nella Val di Magra, in Toscana.
Per godere al meglio del parco, è consigliabile programmare la propria visita con anticipo e prenotare una guida turistica locale, che potrà fornire informazioni dettagliate sulla storia e sulla flora e fauna del parco. Si consiglia inoltre di indossare abbigliamento comodo e adeguato alle escursioni, e di portare con sé acqua e snack per il viaggio.