Presentazione
Questa volta ho scelto il Parco Nazionale del Polesie.
Il luogo è poco conosciuto anche in Polonia, figuriamoci all’estero. Il turismo nel periodo di alta stagione corrisponde a un giorno normale sui Tatra ed è proprio questo che mi ha incuriosito. Allora ho messo nello zaino un paio di scarpe comode, una giacca a vento, un repellente contro le zanzare e soprattutto la mia Nikon e sono partito.
Il parco si trova a Nord-Est della città di Lublino a pochi chilometri dal “punto triplo”, ovvero il confine fra Polonia, Bielorussia e Ucraina, un varco fra l’Unione Europea e i suoi vicini orientali.
Come mia abitudine, prima di partire mi sono documentato a dovere fissando un itinerario nei luoghi di maggior interesse naturalistico. Sono un geologo e qui di rocce non ne affiorano ma m’interessano i laghi distrofici perché non ne avevo mai visto uno.
Dopo aver lasciato i miei averi in un agriturismo economico in zona che avevo prenotato anzitempo, mi reco verso il primo sentiero, il “Dab Dominik”. In Polonia è il Corpus Domini e corrisponde a un lungo ponte da mercoledì a domenica in cui i turisti prendono d’assalto i luoghi nella natura per sfuggire dal tran-tran quotidiano e per rimettere fuori il naso dopo le restrizioni dovute al Covid.
Mi aspetto quindi una folla immane ma il parcheggio all’inizio del sentiero non è neanche pieno. È ciò che speravo. Entro nel sentiero per immergermi nella foresta e subito giungo al “dab” che in polacco vuol dire “quercia” dedicata al professore che ha proposto l’apertura del parco.
Procedo sul sentiero sterrato fino a raggiungere una passerella in legno. Documentandomi sapevo che gran parte dei percorsi nel parco sono rialzati per evitare di camminare sulle torbiere e le paludi e ammetto che è una piacevole sensazione.
Esco dalla foresta ed entro nella torbiera. Accanto alla passerella ci sono delle piantine simile a dei fiori arancioni e gialli. Sono minuscoli e devo usare lo zoom al massimo per fotografarli. Leggo le illustrazioni in polacco e cerco il nome corrispondente in italiano. Si chiamano Rosolide e sono delle piante carnivore.
Non sono certo dei mostri pronti a divorarmi come nei film, questa si accontenta di piccoli moscerini posatisi incauti sulla sua superficie rivelandosi delle trappole mortali. Naturalmente non provo a toccarle non per paura ma perché sono protette e vanno preservate.
Arrivo al mio primo obiettivo, il lago Moszne. Attorno sento un gran gracchiare di rane mentre parecchi uccelli volano all’orizzonte. Salgo sulla piattaforma sul lago e osservo il fondale. È basso e sembra invitarti a una camminata, ma solo chi ha letto le indicazioni sui cartelloni sa che il fondale si trova ben sotto. Se facessi un passo lì sopra sprofonderei nella melma fra le carpe e i siluri senza più far ritorno. La gente locale dice che non ha fondo, ma la verità è che si trova solo a 18 metri dalla superficie.
Ma sono in un parco nazionale e qui la natura va solo osservata e rispettata, non violata.
Torno indietro nella torbiera fra pini di cinquant’anni alti si e no un paio di metri. L’acqua e l’alta concentrazione di sostanze organiche impediscono loro di crescere. Ma anche questo fa parte dell’equilibrio naturale.
Rientro nella foresta e giungo a un bivio. Il tratto più breve mi riporterà al parcheggio chiudendo la mia esperienza, girando a destra invece allungherò il mio percorso di circa un chilometro nella foresta. La scelta cade obbligata sulla seconda opzione.
Le passerelle in legno sono immerse nella foresta e tutto attorno è allagato. Questa è un’altra particolarità del parco in quanto si trova nella zona con la minor piovosità in Polonia. Inoltre a circa un chilometro da qui ci sono delle miniere ancora attive che estraggono carbone e minacciano di aprirne di nuove. Ciò comprometterebbe l’equilibrio naturale del parco regolato proprio dal livello dell’acqua. Una sua variazione porterebbe alla sua distruzione per sempre.
Fra gli alberi ci sono alcuni laghetti. Una volta da quelle parti estraevano la torba e le depressioni lasciate dagli scavi sono state occupate dall’acqua. Adesso è un habitat naturale ideale per la tartaruga palustre. Mi fermo sulla passerella con la macchina fotografica in mano pronto a fotografare.
Tuttavia non è un’impresa semplice. Come difesa hanno un guscio verde scuro con chiazze gialle che si mimetizza perfettamente con l’ambiente circostante. Siamo a giugno e la foresta è al massimo della sua rigogliosità. Aspetto nell’attesa di fotografarne una ma le zanzare sono una sgradita compagnia e i continui voli vicino alle mie orecchie mi invitano a desistere dall’appostamento.
Finito il sentiero esco sulla strada, l’esperienza è finita ma non le sorprese. Per recuperare il mio mezzo mi toccano quasi due chilometri su strada asfaltata. Per fortuna il traffico in quella strada di campagna è al minimo e procedo con tranquillità.
La temperatura è sui trenta gradi ma quella dell’asfalto è ben più alta. Ciò è cosa gradita a una grossa vipera che aveva notato il mio arrivo già da tempo ma che io avevo ignorato preso dai panorami della foresta circostante.
La sua lingua sibila avvisandomi mentre è arrotolata su se stesso. Ma per fortuna quando mancano si e no cinque passi mi accorgo di lei fermandomi in tempo. Indietreggio e passo dall’altra parte della strada. Buona vita cara vipera.
Dormire
Non ci sono grandissime strutture a parte qualcuna a Urszulin. Gli agriturismi all’interno dell’area del parco comunque non mancano. Qualora non bastasse occorre spostarsi verso Wlodawa ma la distanza dal parco rischia di essere eccessiva.
Mangiare
Alcuni agriturismi offrono un servizio aggiuntivo con colazione e un eventuale pranzo-cena solitamente intorno alle 18.00. In Polonia le colazioni sono abbondanti e consentono una certa autonomia per buona parte della giornata saltando il classico pranzo all’italiana.
Consigli in Zona
Il parco del Polesie è un luogo ideale per le famiglie con bambini. Si può benissimo viaggiare in coppia o da soli.