Presentazione
In Costa Rica il problema lo hanno risolto da tempo. Per i tranquilli, ecco i “canopy tour”, passerelle sospese tra 30 e 60 metri che consentono in tutta sicurezza di ammirare la volta della foresta, come se si fosse un pappagallo o una scimmietta.
Chi ha invece adrenalina da vendere, qui in Costa Rica trova pane per i suoi denti.!Lorenzo, il nostro primogenito, ha deciso di festeggiare i suoi 15 anni su Extremo Canopy, la zip line più eccitante (per chi si eccita per queste cose) di Monteverde, una delle capitali mondiali dell’ecoturismo.
Il percorso comprende 24 piattaforme e 15 lunghissimi cavi di acciaio cavi, 5 dei quali vanno dai 400 ai 750 metri. I pezzi forti sono “Tarzan swing”, un pauroso salto nel vuoto di 30 metri che vuole far rivivere le movenze dell’uomo scimmia. Supercable trasforma i coraggiosi in Superman, con un volo di un chilometro di lunghezza sopra la volta della foresta, appesi di schiena con una carrucola all’immancabile ma tremendamente sicuro cavo d’acciaio. Nelle giornate limpide, assicurano, si ha una vista mozzafiato di Volcan Arenal, l’Oceano Pacifico nel Golfo di Nicoya e la zona di Guanacaste nel nord del paese. Sempre che il surplus di adrenalina consenta di ammirare il paesaggio circostante…
Qui a Monteverde sono praticamente nati i canopy tour e attorno a Santa Elena, uno dei due centri principali della zona, sono comparse le prime zip-line. Visto il successo, si sono poi diffuse in poco tempo in tutto il paese. Oggi praticamente non c’è località turistica nel Costa Rica che vanti “il più alto ponte sospeso del paese” o “la più eccitante discesa tra gli alberi della foresta primaria”. Per molti le zip line sono solo un modo per divertirsi e per mettere alla prova la propria temerarietà; in realtà, assieme ai canopy tour, rappresentano un modo alternativo per sostenere l’economia locale e per vivere la foresta, grazie a un turismo sportivo che consente di addentrarsi tra le chiome degli alberi senza distruggere l’ambiente.
Lasciamo Lorenzo opportunamente imbragato e addestrato e ce ne ritorniamo nella Riserva di Monteverde in attesa che, nel giro di tre ore (la durata del percorso), si esaurisca la sua scorta di adrenalina tra i cavi dell’Extremo Canopy.
Monteverde, così come Tortuguero, Arenal e tanti altri posti, sono oramai il simbolo del turismo che non distrugge ma che valorizza e tutela la natura. Il tutto è iniziato poco più di 30 anni fa, nel 1983, quando un servizio del National Geographic alzò il velo su questo lembo di foresta incontaminata, dove era più facile imbattersi, rispetto ad altre zone del Centro America, nel mitico quetzal, l’uccelletto venerato da Maya e Aztechi e simbolo del Guatemala.
La vita delle due comunità locali, che vivevano nei due vicini villaggi di Santa Elena e Monteverde, venne sconvolta da orde di appassionati. I due minuscoli centri iniziarono così a ingrossarsi e gli abitanti a confrontarsi sulle strade di accesso. Chi era (ed è ancora) per lasciarle così come sono, in terra battuta, a tratti sassose e con buche, in modo da tenere a bada i turisti, chi invece per spianarle e asfaltarle, in modo da rendere il luogo ancora più accessibile.
Grazie alla benevolenza delle guardie rientriamo, senza pagare un nuovo biglietto, nella Riserva biologica di Monteverde, visitata la mattina. Un posto decisamente fatato, anche perché non è più così facile imbattersi e camminare in una foresta vergine. Ecco accontentato, chi vuole toccare con mano come doveva essere il nostro pianeta sino a qualche centinaio di anni fa!
Monteverde è spesso avvolta dalla foschia, fatto questo che rende magico e, per alcuni, leggermente spettrale questo posto, abitato da più di 400 specie di uccelli. Un paradiso per i birdwatchers. Un altro aspetto che mi rende molto positivo verso questo posto è il modo con cui è stata creata questa Riserva, nata negli anni ’70 su iniziativa di comuni cittadini. Senza aspettare l’intervento delle amministrazioni , si rimboccarono le maniche per tutelare questo posto, minacciato da insediamenti abusivi.
La Riserva è facilmente visitabile grazie a una buona rete di sentieri ma bisogna ricordarsi che c’è il numero chiuso. Dopo l’entrata di 160 persone, la riserva chiude, per evitare che un numero superiore di persone possa danneggiare il fragile ecosistema. Siamo però in agosto, in bassa stagione e il problema, almeno per oggi, non sussiste. In alta stagione, dopo le 10 del mattino, risulta quasi impossibile entrare.
Ci godiamo ancora la vista della foresta dall’alto della passerella- modello ponte tibetano in acciaio – che collega due lati di una vallata. Più o meno la stessa vista che dovrebbe avere Lorenzo in contemporanea, passando tra una zip line e l’altra. Anche se, scivolando sui cavi di acciaio a quasi 60 km all’ora, credo sia veramente impossibile osservare lo spettacolo che ci appare sotto gli occhi!