Tassare Airbnb è una buona idea?

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Opinione dell'esperto

Ultimamente è un tema molto discusso, criticato e bersagliato del vecchio sistema economico: cerchiamo di fare chiarezza, e proviamo a parlare di sharing...

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Ultimamente è un tema molto discusso, criticato e bersagliato del vecchio sistema economico: cerchiamo di fare chiarezza, e proviamo a parlare di sharing economy responsabile e non solo di prezzo.

E’ di oggi la notizia dell’apparizione di una tassa su AIRBNB e su controlli più puntuali e ferrei: ma quanto, come e chi dovrebbe usare AIRBNB, e soprattutto in che modo e con che spirito? E’ un tema complesso, apprezzo intenti e modi di AIRBNB anche se sono critico su certi punti di vista, ma ciò non toglie che lo reputo una basilare ed irrinunciabile risorsa per il turismo, e lo difenderò come difendo (contro il parere di molti) anche altre realtà della sharing economy.

L’impatto sociale, partiamo da qui:

Il primo punto da cui partire è che no, da cliente di alberghi di fascia medio alta non sceglierò mai di cambiare le mie abitudini, e non userò mai AIRBNB abbandonando il sistema alberghiero, e come me la pensano tutti quelli abituati ad una camera da cui esci che è disfatta e incasinata e ci torni la sera che è perfetta, profumata, accogliente e con gli asciugamani piegati sul letto.
E’ quello di cui ho bisogno in vacanza, è quello che amo nell’aver viaggiato magari per 800 chilometri prima sapendo che arriverà lì, avrò una birra fresca artigianale servita alla spina e potrò rilassarmi dopo aver macinato chilometri.

Ma prima di questo ero un ragazzo, prima ancora un militare e prima ancora uno studente, ma comunque sempre un viaggiatore, con la differenza che all’inizio mi bastava una moto scalcinata, uno zaino e una tenda. E qui viene il tema del problema: quale soluzioni e alternative abbiamo, oggi, per chi ha basso budget, basse pretese e la necessità di un tetto, un letto e un bagno? Nessuna, e soprattutto, signori albergatori di livello e che credono nell’ospitalità e nella cultura agrituristiche e ospitativa, quello non è il cliente per voi (ne verrebbe mai da voi).
Questo è il punto di partenza: aprire nuovi mercati, garantire un accesso al turismo low cost e alla vacanza fai da te no alpitour non è disdicevole, anzi, è una apertura alle risorse e alle potenzialità di ospitalità del nostro territorio incredibile, e noi la stiamo limitando, un po’ come il mercato sta facendo con molti settori della “new economy”.

Vuoi più turisti? Dagli più alternative!

L’opportunità di offrire un’alternativa ospitativa ad una fascia differente di ospite è una sfida che i migliori imprenditori con cui mi sono confrontato sanno cogliere e rendere sistema, senza evadere le tasse ma stando nelle regole: uno degli hotel più belli in cui hai soggiornato ultimamente offre agli ospiti come alternativa anche una serie di opzioni di costo minore, se vogliono soggiornare in zona, e l’avere delle sue proprietà e una rete di contatti permette alla sua struttura (colosso del territorio) di fare da hub verso i player più piccoli, creando un implicito sistema che si auto mantiene. Si chiama strategia, e quelli che non l’hanno colta dell’imprenditoria ospitativa non ci hanno capito nulla.

La stessa politica, l’imprenditore illuminato (sono rari da trovare) la applica anche per altri problemi locali: se a capodanno nessuno sul territorio è in grado di consegnare una pizza lui ti manda il suo uomo di fiducia con delle pizze fatte apposta e anche se non ha una pizzeria, ma a differenza di altri non lo fa con il ghigno sarcastico pensando ai 20 € che “ha guadagnato” (è una battuta, nel senso che se lo sai leggere a lui è costato almeno 60 ma te ne chiede 20 con il sorriso e ringraziano) ma con lo sguardo orgoglioso di chi si immagina quella famiglia a capodanno che si gode una sua pizza al caldo del camino magari nell’albergo concorrente.

Perché l’importante non siete voi e i vostri guadagni nel breve, ma l’investimento che siete disposti a fare per il futuro della vostra attività e del vostro territorio, e lo stesso ragazzotto in affitto in AIRBNB che vi ha supplicato per una pizza oggi della pizza ve lo racconterà tra qualche anno, quando con la sua famiglia sarà vostro ospite a godersi la spa e la goduria di essere coccolati senza bisogno di cercare una pizza a domicilio il 31 Dicembre.

E’ stupido, inutile, insensato operare sulla repressione, la minaccia dei controlli e la tassazione mentre si dovrebbe lavorare sul territorio, le politiche e le logiche strategiche, dove il target disposto a dividere il proprio appartamento (e in molti casi anche il bagno) con la sconosciuta signorina è molto diverso dal target che vuole arrivare, non dover quasi neppure dire chi è perchè alla reception o lo stanno aspettando o lo conoscono, e vuole godersi la sua esperienza senza nessuno che gli rompa le scatole.

Come la lobby dei tassisti si sta scannando per chiudere prima una app che permette a singoli cittadini di dividere la spesa di benzina per piccoli trasferimenti (difendendo uber pop ma non la userei nemmeno pagato, ma quando ero giovane dividevo la Milano Genova con una fantastica amica, anche lei fidanzata i tempi con un ligure, e  non facevamo nulla di illegale) la lobby degli albergatori scannatori di turisti (quelli che ti fanno pagare 10 € la birra mignon del bar in camera, quando in un AIRBNB in brianza è capace trovi la bottiglia di benvenuto dell’host compresa nel prezzo) dovrebbe a mio avviso provare a guardare più lontano e notare come le politiche di condivisione, diversificazione, attenzione al dettaglio e spirito vero dell’ospitalità fanno (anche involontariamente, ma sempre) la differenza.

La filosofia dell’ospitalità non te la insegnano alla Bocconi (e neppure alle elementari)

Pensare che AIRBNB, che porta avanti politiche sociali che spesso il grande pubblico non vede (come molte cose belle è difficile che se ne parli) possa rischiare di perdere utenza a causa di una politica repressiva ci lascia davvero poca speranza per il miglioramento dell’offerta e della quantità di turisti che vogliamo attrarre nel nostro territorio.
A noi, che siamo un po’ sognatori, un po’ visionari, piacerebbe leggere in prima pagina la notizia del progetto di recupero dei borghi disabitati e delle aree depresse, dove l’azienda si impegna ad effettuare l’investimento per rendere accettabili e gestibili gli immobili e garantisce con il rendimento dell’affitto di ripagare le spese, garantendo comunque un guadagno. Questo sta facendo AIRBnb nei nostri borghi abbandonati, ma nessuno ne parla (lo potete sentire ascoltando l’intervento in calce ad Agri Travel Expo).

Qui calpestiamo un terreno sottile, dove siamo di fronte ad uno stato che ti aiuta anche, ma prima devi avere capacità di cassa e anticipare, mentre una corporation che tutti criticano investe e anticipa perchè i numeri gli dicono che se creano un nuovo modello ospitativo in quel determinato territorio vi sarà una varia inchiesta (non in conflitto con l’offerta alberghiera e ospitativa attuale) che potrebbe solo migliorare ed ampliare la quantità di turisti e visitatori.

Ci sono decine e decine di paesini, piccoli borghi, territori abbandonati che potrebbero tornare a vivere sotto l’esempio del modello dell’albergo diffuso, dell’ospitalità locale, della vacanza ed esperienza lenta, del volontariato e della scoperta del territorio. Nessuna, dico nessuna di queste realtà ha nel sistema un valido alleato, e mentre si auto sostiene inventandosi nuovi modelli e nuove modalità (che può permettono più turisti, più ristoranti pieni, più gente nella località) lo stato risponde dicendo che la tassazione va applicata aumentando semplicemente i costi e senza immaginare o supporre nessun beneficio. Cambiare i risicati gadagni di questo sistema significa andare in perdita, per gli host, punto.

Non si tratta ne di non voler stare alle regole, ne di non pagare le tasse, lungi da noi, siamo quelli delle politiche nuove e del free wifi per tutti condividendo la nada, on rubandola.. Si tratta di scriverne di nuove di regole, dove a Milano la precedente amministrazione ha destinato a cittadini (anche stranieri) e associazioni case con il mutuo scambio del “tu ristrutturi, io te l’affido a poco, ma mantengo il valore del bene immobiliare”. Questa è la sharing economy, non è tutto gratis e al minor prezzo, ma un giusto compromesso che a me permetta un tetto sotto cui vivere o dormire una notte mentre sono in viaggio e a te consenta di pagare le spese senza trarre grande profitto, a differenza di chi lo fa di mestiere che mi deve garantire tutt’altro.

Quelli che criticano la mia posizione dicendo le tasse devono pagarle tutti (Marco ce l’ho con te) dovrebbero pensare al fatto che si, dovrebbero pagarle tutti, ma in modo proporzionale e sensato rispetto al loro guadagno e anche al beneficio che danno al territorio: così’ come per la differenziata tanto andrebbe fatto per l’ospitalità, e tanto meno costruisci e più usi ciò che hai sul posto aprendo l’accesso anche ad altre fasce di turisti tanto più ne beneficerà l’intero sistema.

Ed essere contro questo è un po’ essere come un tassista che gira senza google maps (che  mi fa evitare il traffico), senza pos così devo pagare solo in contanti,  senza una app e dopo aver chiesto al comune di mettere le cabine telefoniche (giuro) per i punti parcheggio parla male di uber, e anche di Milano (spesso e volentieri). La differenza è che a lui ti passa la voglia di lasciargliela la mancia, come ti passa quando esci da un albergo dove ti hanno trattato e gestito come un banconota e non come una persona.

Quando gli albergatori (personalmente) torneranno a fare gli albergatori e a prendere contatto con il territorio forse cambieranno idea, magari a partire da Firenze, dove un albergo costa come in 5 stelle di Venezia in alta stagione tutto l’anno,  e la principale alternativa per migliaia di studenti è quella di sperare in un AIRBNB libero.

Il convegno di Bergamo di Agri Travel Expo con AirBnb e il mio intervento:

Mauro Lattuada

Amo viaggiare in luoghi dove non vanno in troppi, amo la montagna ed il mare, nuoto e volo volentieri e tiro con l'arco olimpico. Sono operatore DAE Laico e operatore di primo livello di Protezione civile

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