Presentazione
Il Naso del Diavolo (El Nariz del Diablo) non è solo un semplice trenino per turisti. E’ la memoria vivente della intraprendenza, della fantasia e della lungimiranza del genere umano e dell’ immenso coraggio necessario per mettere in pratica la follia di un piano. Far superare a un treno un dislivello di circa 800 metri in una manciata chilometri.
Un’opera epica per i tempi in cui è stata fatta (gli inizi del 1900) e per la tecnologia di allora, che consisteva principalmente nei muscoli e nei nervi di centinaia di lavoratori, supportati da pale, picconi, vari arnesi di taglio e da paranchi. Il tributo pagato al Naso del Diavolo, in termine di vite umane, è stato decisamente pesante. Circa 2000 uomini, così racconta la storia di questa ferrovia, sono morti durante questa impresa titanica.
Facciamo un salto indietro nel tempo di più di 100 anni. Siamo nel periodo in cui il treno si è praticamente imposto nel mondo come mezzo di trasporto per donne, uomini e merci. Dove si può economicamente e dove le condizioni ambientali lo consentono, si cerca di posare binari e traversine per far correre i treni.
In Ecuador il primo pensiero è quello di mettere in collegamento le due principali città del paese: Quito, la capitale e Guayaquil, principale porto e secondo centro urbano. Così nel 1899, dopo 25 anni di piani e di tentativi andati male, iniziano i lavori per la prima ferrovia ecuadoregna. Vengono arruolati così 3000 giamaicani e 1000 portoricani.
La disposizione dei binari è relativamente semplice e veloce. Si tratta sempre sempre di deforestare, spianare il suolo e disporre a regola d’arte il terreno, per permettere così il passaggio del cavallo d’acciaio. L’incubo degli ingegneri si trova a 130 chilometri da Guayaquil. E’ una sinistra parete rocciosa alta quasi 800 metri: il Naso del Diavolo. La soluzione per come superarla viene trovata ed è molto semplice. Non essendoci spazio a sufficienza per creare degli enormi tornanti, si taglia la parete della montagna con dei giganteschi zig zag. In pratica il treno si spinge in una direzione, arriva in fondo a un lungo tratto di binario, cambia binario e riprende a salire sin quando non giunge nuovamente a fondo corsa, dall’altro lato della montagna, dove cambia nuovamente binario e direzione, arrampicandosi su per il Naso del Diavolo . Un immenso avanti e indietro lungo il fianco del monte, durante il quale il treno continua a salire, superando pendenze notevoli, sino ad arrivare a destinazione.
La ferrovia ha perso nel tempo d’importanza rispetto a strade e automobili e soprattutto è stata sconfitta da frane e da altre avversità, che ne hanno periodicamente impedito l’utilizzo, sino quando, nel 1997, El Nino con gli eventi atmosferici ad esso collegati, non diede il colpo di grazia definitivo (o quasi…).
Il turismo, infatti, ha rivitalizzato questa ferrovia. Grazie ai lavori di ristrutturazione della linea e di ammodernamento dei vagoni, è possibile ora, pagando un biglietto di 25 $, rivivere le emozioni dell’epoca lungo il tratto di 12 chilometri, che collega Alausi’ con Pistishi (nota anche come Sibambe) che risale il Naso del Diavolo. Le corse, dal martedì alla domenica, si svolgono tre volte al giorno ( alle 8, alle 11 e alle 15) e durano circa 2 ore e mezzo, compresa una sosta di circa un’ora a Sibambe, dove i viaggiatori sono accolti al ritmo di una danza locale.