Dopo il racconto della prima giornata, il viaggio di Stefano Mazzotti, Danio Miserocchi, ed Emil Tonon continua.

Giorno 2

Ad orari antemeridiani, siamo pronti per una corsa per la funivia a Zakopane, forse la più nota località turistica montana della Polonia. Dato che due di noi viaggiatori sono erpetologi, il fatto di trovare Salamandre nere nei Tatra non ci sarebbe dispiaciuto, sarebbe stato un gioco di parole interessante, Salamandra atra dei Tatra.

Ma qua in queste lande sono presenti la Salamandra pezzata, ed interessanti tritoni. In concreto, abbiamo pagato il parcheggio per prendere la funivia Il Parco qua ha un confine diritto ed i Tatra iniziano improvvisamente. Il traffico è più fluido dirigendosi verso il lago Morskje oko, ma è solo apparenza. Così abbiamo deciso unanimemente di entrare nel Parco Nazionale dei Tatra da un altro ingresso, in cui abbiamo trovato girini nelle pozze, abeti rossi un po’ più in salute, ed in ricrescita.

Quali, le cause di questo fenomeno?

Riscaldamento globale, coleotteri corticicoli, tempeste di vento, ed, in alcuni punti, sale utilizzato per ridurre il rischio di ghiaccio nelle strade. A tratti la foresta assume un aspetto tetro, secco e con abeti rossi sradicati, probabilmente per ridurre il focolaio d’infezione. Sembra di essere a Tunguska nel 1908. Ne beneficiano i sorbi degli uccellatori, i quali formano fitte boscaglie. Le nostre attrezzature, opera di italici artigiani e fatte per resistere a tutti i terreni, sono state messe a a dura prova… pochissimo. Poloniche dame e donzelle passeggiavano per ogni sentiero a a noi noto con i sandali e tanta naturalezza. Per non parlare dei bambini, disciplinati e relativamente silenziosi, i più piccoli dei quali, li abbiamo visti trasportati sulle spalle da padri sudati, ma sorridenti. Ne conveniamo che non sono sentieri difficoltosi, Non facendoci problemi a parlare il nostro idioma, ogni tanto qualcuno ci ha salutato e scambiato con noi due parole in italiano. Noi, d’altronde, praticamente qui non sappiamo parlare, ma la maestosità del paesaggio, in cui valli glaciali, circhi, nevai e ghiacciai di circo, ben osservabili dalla Polana Rusinowa toglie le parole comunque. I pastori qui nei Tatra sono i protagonisti, hanno a che fare con orsi, linci e lupi, eppure esistono ancora, e vendono formaggi affumicati per i turisti. A differenza che in Italia, sbocconcellando mirtilli qua e là ed in quantità modiche abbiamo fatto qualcosa di inaudito. Raccomandiamo caldamente di non seguire il nostro vituperante esempio. Diciamo che ci aspettavamo dei Tatra differenti, anche dopo averne ammirato la strepitosa la morfologia glaciale, ed avere appreso l’esistenza di terme. In realtà, luglio è un mese decisamente affollato, e comunque la funivia da Zakopane è prenotabile anche online, con un piccolo supplemento, evitando code chilometriche.

Giorno 3

La lunga strada verso Bieszczady, circa 300 chilometri, con un veicolo a benzina non è proprio il massimo della sostenibilità, ci sovviene. Tuttavia andiamo a cercare natura, ma in fin dei conti perturbandola. Accompagnati da questi foschi pensieri, arriviamo al crepuscolo ad Ustrzyki Górne, dopo aver attraversato svariati centri abitati, e familiarizzato con la Polonia rurale ed i suoi abitanti. Nota importante; ci sono pochissime tangenziali e spesso si passa all’interno delle città e cittadine.

Ad Ustrzyki Górne (pronuncia approssimativamente “Ust-scìchi Gurne”) siamo raggiunti dalla perturbazione che ci aveva seguito fin dal mattino, che, con cieli da Fitzcarraldo, trasforma il Parco Nazionale di Bieszczady, ed i suoi torrenti, per qualche ora, in qualcosa di simile ad una foresta nublada. Cartelli di attraversamento linci, simbolo del Parco, orsi ed una cicogna nera, ci danno il benvenuto. Trascorriamo la notte in un hotel, di architettura e data sovietica, in cui non manca praticamente nulla.

Giorno 4

Levatoci dai giacigli ad orari antelucani, o più prosaicamente ampi letti in stanze singole, per osservare linci ed orsi, abbiamo la ventura di incontrare dei neri tritoni crestati attraversare la strada per Wolosate, ed un mammifero fulvo in mezzo ai cespugli, che probabilmente era un capriolo, o un orso. Non lo abbiamo capito bene, perchè una pattuglia della polizia non era intenzionata al mammifero, ma a noi tre, chiedendoci i documenti ed il motivo del nostro viaggio. Dopo un quarto d’ora, ci dirigiamo verso nuovi sentieri, che ci portano, erti, ma efficaci, su per faggete vetuste, a mirar, dalle radure sommitali, sei, sette o forse più crinali coperti da ininterrotte foreste carpatiche di faggi, ai confini tra Polonia, Slovacchia ed Ucraina. Il pomeriggio lo dedichiamo a Muczne, località prescelta per un progetto LIFE, volto a ricostituire una popolazione di bisonti europei, quanto più simili quelli che abitavano i Carpazi prima dello sterminio. I cartelli stradali di attraversamento bisonti, non li avevamo visti neanche attormo alla foresta di Bialowieza. Questa specie, geneticamente, sarebbe prossima all’estinzione, in quanto ne sopravvissero, puri, soltanto 12 esemplari, salvati e fatti moltiplicare grazie agli sforzi di zoologi del XX secolo.

Qui esiste una delle cinque popolazioni libere in Polonia di questa interessante specie di bovide, dotata di un fascino magnetico, e siamo entusiasti di incontrarne di attivi il tardo pomeriggio. Qui attorno vagano i pronipoti di Kaukasus, l’unico bisonte puro della sottospecie del Caucaso che abbia lasciato discendenti, incrociandosi con femmine della sottospecie delle pianure, anziché con bisontesse americane. Non sembrano tanto timidi, ma di sicuro non sono brune alpine al pascolo!

Giorno 5

Il noto Sentiero Rosso arriva al confine con l’Ucraina, nel cuore del Parco, e una parte di noi pensa che non sarà forse tanto bello, ma cambiamo presto idea: sviluppandosi attraverso faggete, saliceti, frassineti, con tratti anche di bosco misto di conifere (qui in ottima salute), regala scorci di indubbio valore estetico, come il laghetto di Tama.

Vi sono strutture lungo questo sentiero, messe a disposizione del Parco, che non sono bivacchi, in quanto riparano dalla pioggia, dalla neve e calura estiva, in cui si raccomanda di non lasciare rifiuti commestibili alla mercè dei bruni plantigradi… Anche altro, sicuramente, ma la nostra scarsissima conoscenza della lingua non ci ha permesso di andare oltre. Il pensiero del confine, di come raggiungerlo e di non oltrepassarlo, in quanto non avevamo passaporto nè visto con noi, non trovava corrispettivo negli altri escursionisti, che ci hanno raccomandato di fare attenzione. Così è stato, ma ci siamo tolti la curiosità di vedere i cippi colorati di rosso e bianco, e di blu e giallo. La sera, in un locale di Ustrziky Gòrne, si è esibito un gruppo foil-rock ucraino, i Doox, bravi e coinvolgenti. Una località più o meno alla medesima latitudine di Parigi, con una discreta, ma ordinata vita notturna, attorno alla quale scorazzano grossi mammiferi quasi estinti nel resto d’Europa.

Giorno 6

Partiti di buon’ora, reincontriamo una cicogna nera. Ovviamente infotografabile, in un certo qual modo, il parco di Biesczctady ci dà l’addio. Il confine tra stati, tangibile per noi umani, dev’essere qualcosa di assai vago od inesistente per le cicogne nere ed i balestrucci che risiedono qui. Ora però tornaimo nel cuore della Polonia meridionale, le cui campagne rincominciamo ad ondulare fuori dai nostri finestrini, con le loro città e le loro statue bronzee con la mitra papale, dedicate a Paolo Giovanni Secondo, fino a Wielicza, dove decidiamo di pernottare. L’estrema periferia di Cracovia non è estesamente cementificata, come quella di molte città italiane, ma comprende anche foreste rigogliose. Altro punto a favore per la bella Polonia.

Dormire

Tatrzanska Kotwice

Hotel Gòrski PTTK

Mangiare

Venditori di Oscypek, il formaggio ovino affumicato.

U Eskulapa, ad Ustrzyki Górne.

Consigli in Zona

Relax, Parchi, Fotografia

Condividi questo articolo:   Facebook Whatsapp Telegram Twitter Email

Lascia un commento