La Transumanza sul Gargano è un viaggio particolare e certamente imprevedibile, di sicuro non facile. Accompagnare i cavalli bradi non è come accompagnare le mucche, che solo raramente aumentano l’andatura e dove tu sei solo un accompagnatore perché loro già sanno dove andare.
Qui si tratta di guidare quasi 100 cavalli da valle a monte e viceversa.
Tratta della Transumanza sul Gargano
Tutto ha inizio il venerdì pomeriggio nell’azienda di Angelo e Antonio Lombardi, nella piana di San Giovanni Rotondo per gustare i prodotti locali. Il sabato l’odore del caffè e della marmellata è la sveglia per i cavalieri che si alzano quando il sole sta ancora spuntando. La colazione è frugale, poi tutti in sella.
L’avventura comincia dalla piana della Polveriera, dove una settantina di cavalli stanno aspettando. Alla vista dei primi cavalieri – in sella a murgesi, tipici cavalli pugliesi, la mandria si incammina verso le montagne.
È un viaggio su sentieri, mulattiere e tratturi, quelle stesse vie che utilizzavano secoli fa i pastori per la transumanza delle loro greggi e dei loro cavalli. Proprio come oggi.
Un viaggio tra la selvaggia macchia mediterranea e i campi coltivati a ulivo che si inerpica verso Monte Calvo, che con i suoi 1056 metri è il massiccio più alto del Gargano e la quinta vetta più alta di tutta la Puglia.
La mandria passa non molto distante dal lago prosciugato di Sant’Egidio, un bacino acquifero che, con i suoi 120 ettari, riempiva la conca del Casale, prosciugato nel 1910 e dove fu eretta anche la Chiesa di Sant’Egidio, di cui oggi restano solo alcuni ruderi. Così come parte del viaggio si svolge a ridosso di un sentiero, utilizzato dagli escursionisti, in mezzo a un bosco di leccio e carpini. Man mano che la mandria si avvicina alla montagna il sole inizia a calare e la temperatura scende. Si è a fine della prima tappa.
Mentre la mandria si riposa brucando l’erba, i cavalieri sono accolti al caldo del camino di una delle antiche masserie della zona. Pasta fatta in casa, carne alla brace, formaggio podolico e vino del posto: questa la cena offerta agli stanchi cavalieri. Qualche ultimo controllo alla mandria e poi si dorme. Qualcuno nei sacchi a pelo e qualcuno, i più fortunati, nel letto.
Il giorno dopo la sveglia è alle sei e trenta. Ai settanta cavalli partiti da San Giovanni Rotondo se ne aggiungono altri trenta. L’ultimo giorno è quello più duro, tutto in salita.
Gli alberi diminuiscono e inizia lo scenario della vetta garganica: pochi arbusti, solo quelli presenti all’interno delle tante doline che la caratterizzano. Alle pendici appare un ampio spazio erboso, la piana, un grande spiazzo ricco di erba e di fresco dove la mandria stazionerà per tutta l’estate.