Terza e ultima parte del nostro racconto. Qui trovate la prima e la seconda.
Un’esperienza nuova e interessante, in campeggio con i botanici del Kew Garden di Londra e di un Istituto di Manaus. Siamo stati per tre giorni in una zona totalmente disabitata e intatta, alla ricerca di campioni per creare un erbario. Eccoci partiti, saliamo il fiume Xiparinã in canoa a motore, passando per diversi laghetti, poi per la foresta allagata, fermandoci per raccogliere piante. Gran parte di quello che interessa sta in alto sugli alberi, dove le guide e uno dei botanici si arrampicano come scimmie, tagliando piccoli rami con i fiori e possibilmente i frutti. William, botanico inglese, ama salire sugli alberi e finisce il viaggio tutto graffiato ma felice. Racconta che una volta mentre tagliava un campione il ramo che aveva tagliato andò a sbattere contro una casa di vespe, distruggendola. Ha visto salire tutto lo sciame fino a lui e ha pensato alla morte atroce che avrebbe avuto. Lui stesso non sa come ha fatto ma è riuscito a starsene immobile mentre le vespe passeggiavano per tutto il suo corpo, compresi occhi, orecchie, bocca, naso, per cinque lunghissimi minuti, finché non sono andate via pian piano senza pungerlo.
Il fiume Xiparinã è così incontaminato che quando abbiamo sete basta sporgerci fuori dalla canoa con un bicchiere e servirsi… che lusso! Dormiamo in amache legate agli alberi. Non ho dormito sonni tranquilli e mi è stato detto che in foresta è sempre meglio tenere un occhio mezzo aperto. Io ci credo!
Sono stata adottata da vari bambini della comunità. Nel percorso di 200 metri tra il mio alloggio e l’ufficio c’è ne sempre uno che mi prende per mano e mi accompagna. Difficile mandarli via, se dico che devo fare la doccia vogliono aspettarmi, se dico che devo riposarmi vogliono mettersi nell’amaca con me, se dico che voglio leggere devo leggere anche per loro. Ho tirato fuori e insegnato loro un sacco di giochi e canzoncine della mia infanzia, sono bravissimi a impararle. Achiles ha quattro anni e lancia delle perle brillanti come i suoi dentini. Un giorno decide di darmi del Lei. “L’accompagno a casa”. “Mi lasci portare la Sua borsa”. “Vengo con Lei in ufficio”. Poi mi vede andare verso il bagno: “Lei sta andando a cagare?”.
I turisti vanno e vengono, in questi giorni abbiamo avuto un’australiana, un indiano, un cileno, una russa, due italiani, una coppia di brasiliani. I visitatori passeggiano a piedi nella foresta, vanno a pesca e a campeggio, giocano a calcio con i ragazzi e le ragazze della comunità, vanno a vedere come si fa la farina e, quando le acque si abbassano, raggiungono le spiagge sul fiume.
Preparo le ultime piccole cose con la segretaria della cooperativa prima di partire, chiacchiero con tutti, ho fatto amicizia con le donne, scherziamo tanto. Devo confessare che ho voglia di città…il mio portafogli è diventato verde dalla muffa, il computer è coperto di carcasse di insetti, la mia amaca puzza di gamberetti secchi, le caramelle che ho portato dall’Italia si sono sciolte.
Però provo già nostalgia per questa gente e per questo posto, che un po’ porterò con me e che con l’affetto non lascerò.
FINE