Ha origini molto antiche e l’uso di cavalli a scopi medici è documentato da Ippocrate di Coo nel 400 aC circa. Il cavallo, grazie alla sua sensibilità, la sua intelligenza e il suo spirito di adattamento, è da sempre considerato un’ottima terapia “medica” e lo stesso Ippocrate consigliava lunghe cavalcate per sconfiggere l’insonnia e l’ansia.
Anche oggi, soprattutto nelle esperienze di turismo equestre, ciò che più colpisce i neofiti è la straordinaria possibilità di “liberare” la mente e godersi, in simbiosi con il cavallo, la bellezza della natura.
Riconoscimento dell’ippoterapia
Fu alla fine della Prima Guerra Mondiale che, nei Paesi del Nord Europa, si cominciò ad utilizzare il cavallo nei primi programmi di riabilitazione. In Italia, l’ippoterapia fu introdotta in modo coerente dalla dottoressa e psicologa (Danièle Nicolas Citterio) e dall’ANIRE Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre negli anni settanta, anche se il primo documento scientifico che tratta l’argomento è stato scritto dal medico Giuseppe Benvenuti nel 1759.
Da quel momento questa disciplina ha assunto un ruolo sempre più importante ed ha iniziato a ritagliarsi il giusto spazio nel più grande settore della “Pet Therapy”.
Lo stesso Ministero della Salute ha sentito l’esigenza di redigere delle linee guida per il settore degli “Intervento Assistito con gli Animali”, riservando parte del testo al mondo della terapia con il cavallo.
Terapia con il mezzo del cavallo
Il mondo della “ Terapia con il mezzo del Cavallo” è un mondo vasto che presenta diversi vantaggi e offre diverse soluzioni alle varie problematiche degli utenti di riferimento.
Nel 1982 l’International Therapeutic Riding Congress di Amburgo definì 3 diverse metodologie d’intervento all’interno di questo mondo:
Ippoterapia propriamente detta
costituisce l’approccio iniziale al cavallo e al suo ambiente, si svolge quindi prima a terra e successivamente sull’animale accompagnato da un istruttore. E’ riservata dunque a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.
Rieducazione equestre
vede il cavaliere impegnato nella conduzione attiva del cavallo, sotto il controllo del terapista, e mira a raggiungere quegli obiettivi tecnico-riabilitativi specifici secondo il programma terapeutico prestabilito per quel paziente.
Equitazione sportiva per disabili
rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione, a volte anche agonistica.
Benefici della relazione cavallo – uomo
La terapia con il cavallo interviene proprio nella relazione tra uomo e cavallo sia a livello neuro-motorio che a livello neuro-psicologico.
Il cavallo è un animale di grandi dimensioni e di grande potenza e a volte può addirittura incutere un certo timore. È però anche un animale molto sensibile che necessita di cure e attenzioni. Spinge perciò l’essere umano con il quale entra in relazione ad essere parte attiva per rispondere ai particolari bisogni di cui necessita, lo pone al centro delle proprie esigenze.
Tutto ciò stimola nell’uomo la crescita di autostima, senso di efficacia e un desiderio di attivazione e crescita nella continua relazione con il cavallo.
In particolare, per le persone più deboli, può essere un modo per incentivare l’autonomia, sviluppare attenzione e osservazione, stimolare gli elementi, verbali e non, propri di una relazione affettiva.
Sul sito di Equitabile, un’associazione che si occupa di equitazione integrata, si può trovare una buona definizione di ippoterapia “… il prendersi cura di un essere vivente “bisognoso”, sviluppa molte abilità trasversali che se proiettate su un soggetto debole, caratterizzato da differenti forme di disagio o handicap, travalica il semplice senso di far qualcosa di ludico-ricreativo per evolvere in un interesse che sviluppa una personalità più matura ed una partecipazione efficace nei differenti contesti nei quali il soggetto viene coinvolto.”
Quello che accade con la terapia a cavallo è l’inversione dei ruoli, da soggetto debole posto sotto l’attenzione di genitori, educatori e assistenti, il ragazzo con deficit relazionale o cognitivo si trova a divenire soggetto abilitato alla cura di un altro essere vivente e traspone ciò che ha sempre ricevuto in azioni attive verso l’altro.
Chi può trarre benefici dalla terapia con il cavallo?
Man mano che gli studi e le analisi sono state approfondite, ci si è accorti che la terapia a cavallo trova la sua indicazione, oltre che nelle patologie conseguenti alla paralisi cerebrale infantile, all’autismo e alla sindrome di Down, anche alle patologie conseguenti a traumi per infortuni stradali o sul lavoro.
Nelle Linee guida degli “Interventi Assistiti con gli Animali” redatto dal Ministero della Salute nel 2015, si evidenziano tre ambiti di intervento:
Terapia assistita con gli animali (TAA)
Intervento a valenza terapeutica finalizzato alla cura di disturbi della sfera fisica, neuro e psicomotoria, cognitiva, emotiva e relazionale, rivolto a soggetti con patologie fisiche, psichiche, sensoriali o plurime, di qualunque origine. L’intervento è personalizzato sul paziente e richiede apposita prescrizione medica. La riabilitazione equestre è una TAA che prevede l’impiego del cavallo.
Educazione assistita con gli animali (EAA)
Intervento di tipo educativo che ha il fine di promuovere, attivare e sostenere le risorse e le potenzialità di crescita e progettualità individuale, di relazione ed inserimento sociale delle persone in difficoltà. L’intervento può essere anche di gruppo e promuove il benessere delle persone nei propri ambienti di vita, particolarmente all’interno delle istituzioni in cui l’individuo deve mettere in campo capacità di adattamento.
L’EAA contribuisce a migliorare la qualità di vita della persona e a rinforzare l’autostima del soggetto coinvolto. Attraverso la mediazione degli animali domestici vengono attuati anche percorsi di rieducazione comportamentale.
L’EAA trova quindi applicazione in diverse situazioni quali, ad esempio:
- prolungata ospedalizzazione o ripetuti ricoveri in strutture sanitarie;
- difficoltà dell’ambito relazionale nell’infanzia e nell’adolescenza;
- disagio emozionale e psicoaffettivo;
- difficoltà comportamentali e di adattamento socio-ambientale;
- situazioni di istituzionalizzazione di vario tipo (istituti per anziani e per pazienti psichiatrici, residenze sanitarie assistenziali, comunità per minori, carceri, ecc.);
- condizioni di malattia e/o disabilità che prevedano un programma di assistenza domiciliare integrata.
Attività assistita con gli animali (AAA)
Intervento con finalità di tipo ludico-ricreativo e di socializzazione attraverso il quale si promuove il miglioramento della qualità della vita e la corretta interazione uomo-animale. Non rientrano nelle AAA le attività sportivo-agonistiche con animali. Nelle AAA la relazione con l’animale costituisce fonte di conoscenza, di stimoli sensoriali ed emozionali; tali attività sono rivolte al singolo individuo o ad un gruppo di individui e promuovono nella comunità il valore dell’interazione uomo-animale al fine del reciproco benessere. Le AAA in alcuni casi sono propedeutiche alle TAA/EAA e sono finalizzate, tra l’altro, a:
- sviluppare competenze attraverso la cura dell’animale;
- accrescere la disponibilità relazionale e comunicativa;
- stimolare la motivazione e la partecipazione.
Perché la terapia a cavallo funziona così bene?
Il Ministero della Sanità ha così sintetizzato i punti di forza dell’ippoterapia:
- perché il cavallo si muove alle varie andature con movimenti ritmici e per questo prevedibili, ai quali perciò è più facile adattarsi con i movimenti del corpo
- perché il cavallo è estremamente sensibile al linguaggio del corpo inteso come gestualità e, essendo un animale altamente sociale, è comunque molto recettivo verso tutti i tipi di comunicazione
- perché per andare a cavallo, alle varie andature, si impegnano numerosi gruppi muscolari e si coinvolgono vari campi della psicofisiologia e della psicomotricità
- perché in grado di generare sentimenti ed emozioni intense; è ormai riconosciuto il valore del coinvolgimento emotivo nel processo di apprendimento
- perché le stimolazioni visuo-spaziali fornite dal particolare ambiente del maneggio con variazioni cromatiche e di luminosità in relazione anche con il movimento del cavallo sollecitano un’attenzione visiva finalizzata, facilitando così l’acquisizione della dimensione dello spazio
- perché gli ambienti dove vivono i cavalli hanno rumori ed odori caratteristici e per questo molto evocativi
- perché si ottiene una stimolazione tattile intensa tramite il contatto con un animale di grandi dimensioni, che aiuta la presa di coscienza e la percezione di sé e del proprio corpo
- perchè il cavallo è un essere che esprime emozioni proprie come la paura in cui ci si può riconoscere e dove si può assumere un ruolo rassicurante; allo stesso tempo, montare a cavallo, cioè su un animale grande e potente, offre sensazioni di protezione, di autostima e fiducia in se stessi
- perché possiede tutte le qualità – calore, morbidezza, odore, movimenti regolari, grandi occhi con sguardo intenso – necessarie a stimolare il processo di attaccamento fondamentale per lo sviluppo dell’essere umano
- perché andare a cavallo permette di stabilire contatti fisici e permette anche di essere gratificati, sia dall’offrire cure, carezze e massaggi, sia dal ricevere come risposta ai nostri comportamenti manifestazioni di gratificazione da parte dell’animale.