Ci sono tante ragioni per prendere lo zaino e partire per raggiungere la montagna. Quella di questo viaggio si chiama Antropocene, termine coniato negli anni ‘80 ma ufficialmente entrato in auge nel XXI secolo. Esso indica l’epoca geologica attuale, nella quale vengono attribuite alle attività umane le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche in corso.
Parto con tutta la famiglia ed alcuni amici per una prima tappa alla ricerca di un luogo dove si possa incontrare gente comune con la quale scambiare opinioni, perché un viaggio non può dirsi tale se alla fine ci si sente stranieri o villeggianti e non del posto. Cerco quindi case rurali che posseggano una storia, appartamenti piccoli ma forniti in affitto da gente del luogo. Finalmente lo trovo dopo varie ricerche.
Predazzo
La nostra destinazione si chiama Predazzo. Ci arriviamo una mattina d’estate per capire che vita si muove in quella valle. Ci serve tempo, quel filo che scorre prezioso che è un modo eccezionale per avere occasione di scambiarsi più che due parole.
La valle presenta fin da subito la sua particolare attenzione alla ecososteniblità e incoraggia gli spostamenti in autobus, bicicletta, funivia,trenino cittadino o semplicemente i nostri piedi. Comunque vogliamo muoverci in Val di Fiemme, abbiamo a disposizione mezzi ecologici, lunghe piste ciclabili e tessere sconto acquistabili presso le Aziende Per il Turismo (atp) locali o fornite in alcuni casi dagli affittuari stessi.
Cavalese
Come meta iniziale scegliamo di andare a vedere Il luogo che è il centro di tutto il pensare che aleggia nei cieli della valle. Esso è posto in pieno centro di Cavalese, il capoluogo. Si tratta della Magnifica Comunità della Val di Fiemme, un edificio particolare già da ciò che è rappresentato sulle sue mura. Oltre che un museo sui tempi che furono, questo palazzo nasconde un modo di intendere la società umana, dalla quale vi è molto da attingere per capire cosa voglia dire senso di comunità. Le popolazioni locali custodiscono con fierezza le proprie radici storiche e le proprie tradizioni popolari.
In qualsiasi stagione, numerose sono le manifestazioni che affondano le loro radici in un passato antico, legato ai rituali e ai ritmi naturali della vita dell’ambiente circostante. Ad esempio la discesa dei “Matoci” in Valfloriana, suggestiva sfilata di personaggi con maschere lignee, che scendono a valle fino allo spiazzo di fronte al Municipio di Casatta, oppure si può seguire la tradizione del “Banderal” di Carano, che viene rispolverata ogni quattro anni. Una processione con bandiere che va oltre allo sbandieramento in sé poiché rappresenta anche un momento goliardico in cui si fa visita alle ragazze nubili del paese. La tradizione della valle è anche legata ad importanti vicende storiche che vengono rievocate nel processo alle streghe e nel ‘Giorno del Non’, entrambe svolte a Cavalese. Il processo alle streghe è la rievocazione in costume di un triste avvenimento che coinvolse la Val di Fiemme verso l’inizio del ‘500, quando una serie di calamità indusse i residenti a credere di essere vittime di un maleficio, mentre la rievocazione del ‘Giorno del Non’ ricorda quanto avvenne il 15 agosto del 1789 quando il vescovo Pietro Vigilio Thun giunse in Val di Fiemme per porre fine ad un’annosa controversia sull’assegnazione degli appalti per lo sfruttamento del patrimonio boschivo riassegnandolo ai fiemmesi.
La foresta del Paneveggio
Per scoprire le radici di un sentimento più profondo che lega la valle ai suoi abitanti, però, ci addentriamo nel polmone verde della valle. La foresta del Paneveggio. Il percorso lungo la parte fiemmese, inizia dal centro visitatori omonimo al parco e di proprietà demaniale. C’è la scelta di inoltrarsi liberamente il parco seguendo i sentieri segnati o di farlo con una guida locale. Tramite il sentiero Marciò, un percorso senza barriere che si snoda attraverso il parco, non possiamo non notare ogni anfratto di questo luogo incantato di silenzio, conosciuto anche come la ‘Foresta dei Violini’ per la qualità dei suoi abeti di risonanza usati dai liutai di tutto il mondo.
Sbuchiamo a nord del Parco e decidiamo di cimentarci con un itinerario che, snodandosi fra la foresta, porta noi pazienti visitatori fino alla cima di Malga Bocche. Un infinito spazio che è luogo d’incontro tra due delle vette più rappresentative della val di Fiemme, le Pale di S.Martino e il Lagorai. Panorami di intensa vivacità e maestosità, non possono che indurre ancora una volta a riflettere su che rapporto possiamo avere con il mondo. Tutto questo è qui per il nostro uso e consumo? Che sensazione è l’armonia con tutto il creato? Questo è davvero uno dei tanti luoghi ideali dove sentirla. E da allora la percezione dell’esistenza umana ti cambia dentro. Per sempre.
Museo della Guerra
C’è ancora tanta violenza nell’animo umano e decidiamo di andare a vedere cosa ha creato in passato. Pur non essendo sito nella valle che ha fatto da base per l’approfondimento di tante riflessioni, ci prendiamo il momento una visita al museo della guerra posto quasi in cima alla Marmolada. Se non altro per capire che non esiste una guerra senza una condizione umana in cui risiedano odio, rancore, voglia di supremazia e soprattutto per concepire che alla fine di tutto, essa lascia solo una gran solitudine. Inesorabilmente la stessa, sia nei vinti che nei vincitori. Come ultima analisi di questa commovente visita al museo, saliamo fino all’ultima stazione della funivia, a più di tre mila metri. In vetta si trova un mondo più grande di quello che ogni essere umano possa tenere nel cuore e non si riesce a non domandarsi su quanto crediamo nelle nostre piccolezze a tal punto da dimenticarci della grandezza che ci circonda e alla sua preservazione.
Alpe Lusia
Comincia un nuovo giorno e con esso la voglia di vedere ancora altro del verde che circonda la valle. I nostri piedi instancabili non possono che farci da guida fino all’Alpe Lusia, un luogo che ricorda davvero i giardini incantati citati nella Bibbia. Un angolo di universo spettacolare dove sciare d’inverno e passeggiare d’estate. Il percorso che si snoda fino alla cima della montagna è lungo ma si può fare anche in funivia e godere ugualmente di immensi panorami. Può persino capitare di incontrare un pastore, uno dei tanti che hanno scelto di seguire strade che si capiscono solo facendole. Se si ha la voglia di ascoltare le loro storie, non si può non capire cosa siano pazienza e fiducia nel prossimo. Sensazioni che creano un legame tra gli uomini che deve indissolubilmente includere anche la terra.
Ma se è vero che ciò che siamo dentro, alla fine diventa azione di quello che possiamo creare, non rimane che visitare un’altra vallata, più piccola, inglobata in questa più grande che ci ospita. Come una madre. Il nome sulla cartina riporta la scritta Val Maggiore. Lì vi abita una famiglia che ha in concessione una malga e da quel luogo ha saputo trarre esempi di vita per se stessa e per i clienti che sanno come si entra in punta di piedi in un luogo incantato.
Non resta che andare a scoprire il filo che unisce le emozioni più recondite con i luoghi che più incantano gli occhi. Una lunga camminata verso questa piccola radura verde costa fatica ma ripaga di tutto.
Giunge il momento di rientrare all’urbana normalità di una società dove ci eravamo dimenticati cosa volesse dire vivere a contatto con la natura. Guardando solo alle fatiche che si fanno, ci eravamo dimenticati di quanta gioia c’è in tutto quello che la natura sa dare per ripagare l’essere umano che gli dedica la sua esistenza.
L’itinerario proposto in questo viaggio è ispirato al libro LA VALLE IN FONDO ALL’ANIMA di Alessandro Castelnuovo. Libro che fa parte del progetto META…ESSERE UMANO