Se vi siete persi la prima parte del nostro racconto, la trovate qui.

Dopo una settimana dal mio arrivo si è creata una certa routine. Mi alzo alle 6,30 senza troppe difficoltà e la mattina se ne va facendo da interprete a Laura, l’infermiera volontaria italiana, o in uscite in canoa, a piedi per la foresta o ancora aiutando la cooperativa in ufficio. Sto lavorando a un progetto per la richiesta di finanziamenti e do una mano alla segretaria della cooperativa, che è molto brava. Prima di pranzo ci vuole una doccia per rinfrescarmi. Nel pomeriggio altre passeggiate oppure si va avanti a lavorare fino all’ora di cena, intorno alle 7. Durante e dopo cena si chiacchiera con i turisti, ma passa sempre qualcuno della comunità a salutare. Il tempo qui è piuttosto variabile, piove forte quasi tutti i giorni ma la pioggia dura poco. A mezzogiorno non c’è un filo d’ombra, siamo a circa 50 km dall’equatore e il sole resta veramente sopra la testa!

Tanti bambini, tanti bellissimi bambini, facce da indio, facce da africani, strane misture. Mi sono persa nel loro albero genealogico, tutti sono nipoti e cugini di tutti, tante sono le famiglie molto allargate. Mi diverto un sacco a insegnare l’inglese a un piccolo gruppo di adulti, sono 8 allievi, la più giovane ha 13 anni, la più grande ne ha 40 (ed è già nonna di 5 nipoti). Cosa potrò mai trasmettergli in così poco tempo? Insegno alcune frasi utili tipo buongiorno, buona sera, il pranzo è servito, attento al ramo, ti conviene metterti il repellente… e poi i numeri, i nomi degli animali, cose di questo genere. Loro trovano tutto buffo e io ancora di più!

Ieri è arrivata una barca enorme, la Carovana della Salute, del governo della regione, con cardiologo, oculista, dentista e ginecologo. Visite, medicamenti, molte estrazioni di denti e via, si faranno vedere di nuovo fra un anno. Gli abitanti sono contenti di ricevere le medicine della città, mentre qui ci sono tante piante medicinali la cui conoscenza si va perdendo.

Qui non esiste il silenzio, ci sono troppi animali a fare chiasso! Galli e galline, papere, avvoltoi, utilissimi per tenere pulito il terreno, cani e gatti, rospi e rane, pipistrelli e decine di uccelli sono la colonna sonora della comunità. L’altra sera c’era un rumore fortissimo, pensavo ci fosse un problema al generatore, mi hanno spiegato che era una cicala! Sembrava una chitarra elettrica distorta.
E i canti degli uccelli! Canta il melodioso sabiá che c’è dappertutto in Brasile. Piange la Madre della Luna nelle meravigliose notti di luna piena, canta il nambu le sue tre note tristi, cantano il buffo japim e le are chiassose, fischiano i tucani. I bambini mi chiedono “Regina, ascolta bene, sai che uccellino è questo?” Non ci azzecco mai. “È il pipira!”. “Ahhh!” “Regina, vieni a vedere il picchio!” Ed ecco il picchio con il suo pennacchio rosso sull’alto albero di castagne.
Nelle passeggiate in canoa la colonna sonora cambia, oltre agli uccelli ci sono i pesci, principalmente delfini e tucunarés che salendo alla superficie, sbuffano e fanno splash. Al tramonto gli uccelli sono migliaia e la foresta  diventa più rumorosa di Hong Kong all’ora del rush.
Ad alcuni giorni del mio arrivo appare Kennedy, piccola scimmia urlatrice trovata moribonda in foresta, un’aquila gli aveva strappato via parte del labbro superiore. Ha 20 cm, sembra un bebè umano bruttino ma gli occhi sono molto espressivi. L’infermiera della comunità gli ricuce quel che è rimasto del labbro e l’intervento sembra avere successo. Durante tre giorni Kennedy si nutre di latte con antibiotici nel biberon e sembra riprendersi bene. Al quarto giorno si sveglia molto debole e pian piano si spegne. Qualcuno gli fa una piccola bara e lo interrano nel cimitero della comunità perché per loro le scimmie sono molto vicine a noi umani.

Continua….

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